PRIMA GUERRA MONDIALE
Il 28 giugno 1944 a Sarajevo uno studente serbo assassinò
l'arciduca Ferdinando Franco erede al trono asburgico. Questa fu
la causa occasionale dello scoppio del conflitto, fu infatti la
goccia che fece traboccare il vaso di una situazione critica.
Cause politiche
Sul piano politico vi erano numerose questioni di attrito tra gli
stati europei.
Alla fine dell'800 grazie al cancelliere tedesco Bismarck si era
venuta a creare una situazione basata su tre cardini
fondamentali:
- formazione di un blocco di stati alleati comprendente Germania,
Russia, Austria e Italia
- isolamento della Francia
- neutralità della Gran Bretagna
Le cose cambiarono con l'avvento del nuovo kaiser, Guglielmo II,
che cacciò Bismarck.
Contrasto anglo-tedesco
Guglielmo II inaugurò una politica espansionistica, dotando la
Germania di una grande flotta ed espandendo i possedimenti
coloniali in Africa, ciò aggravò i contrasti con l'Inghilterra.
L'imperatore inoltre, lanciò il progetto della "Grande
Germania", ovvero la creazione di una grande nazione tedesca
comprendente tutti i territori europei abitati da tedeschi.
Questo progetto raccolse i consensi dell'opinione pubblica, degli
imprenditori e delle forze conservatrici e liberali che miravano
a reprimere i conflitti sociali.
La crisi balcanica
Le lotte per l'indipendenza di croati, sloveni, cechi e ungheresi
evidenziarono la fragilità dell'impero asburgico.
La crisi e la disgregazione dell'impero ottomano avevano portato
alla formazione di una lega ispirata dal nazionalismo slavo e
guidata dalla Serbia. La lega comprendeva Bulgaria, Grecia e
Montenegro e nel 1912 dichiarò guerra alla Turchia, dando luogo
alla prima guerra balcanica che si concluse con la vittoria della
lega balcanica.
Si vennero a creare nuovi contrasti per la definizione dei
confini.
Ciò diede luogo alla seconda guerra balcanica che si concluse
con la vittoria della Serbia, appoggiata da Turchia e Romania,
sulla bulgaria.
Crisi dell'egemonia inglese
Il primato economico della Gran Bretagna declinò a causa
dell'affermarsi delle economie nazionali di Germania e Stati
Uniti. Inoltre fra le nazioni europee si era venuta a creare una
spietata concorrenza economica.
La spartizione del mondo si era conclusa, quindi gli imperi
coloniali potevano espandersi solo l'uno a discapito dell'altro.
Ciò comporto l'avvento di una politica aggressiva e la corsa
agli armamenti.
La formazione di due blocchi contrapposti
Con l'accordo detto Intesa cordiale, nacque l'alleanza tra
Francia e Gran Bretagna che susseguentemente causò la formazione
di due blocchi contrapposti; uno formato da Francia, Gran
Bretagna e Russia, l'altro da Germania, Austria e Italia..
Il nazionalismo
La nascita di partiti socialdemocratici che manifestava
l'ingresso delle masse in politica, portò alla nascita di
movimenti reazionari e nazionalisti.
Le idee di patria e di nazione erano mutate in pulsioni
antidemocratica, aggressività imperialistica, volontà di
potenza, mitologie e razzismo.
Sul fronte del nazionalismo italiano si può ricordare Corradini
che auspicava alla riscossa della borghesia.
Il nazionalismo raccolse consensi anche tra industriali e ceti
medi.
La politica di potenza aveva portato inoltre all'appoggio dei
partiti socialisti agli interessi nazionalisti.
Gli intellettuali di fronte alla guerra
La guerra fu vista in due diversi modi dagli intellettuali
dell'epoca.
Da una parte si distinsero i neutralisti, i quali ritenevano che
l'uomo di cultura doveva restare "al di sopra della
mischia", ovvero non doveva contaminare la sua ricerca della
verità per un dovere patriottico.
Dall'altra vi erano coloro che appoggiavano una partecipazione
attiva. Questi ultimi erano diffusi soprattutto in Germania, dove
la guerra era gradita sia per gli interessi politico-econimici
sia per una sorta di lealismo patriottico, ma soprattutto come
missione tedesca verso la civiltà mondiale. Con l'appello dei 93
veniva affermato che senza il militarismo la civiltà tedesca
sarebbe stata sradicata da tempo e che esercito e popolo sono una
cosa sola.
Inizio della guerra
L'attentato di Sarajevo consentì a Germania e Austria-Ungheria
di mettere in atto la loro volontà di guerra.
La prima mirava a risolvere a proprio vantaggio la questione
balcanica, mentre la seconda auspicava a travolgere la Francia
con una guerra lampo.
Il 23 luglio l'Austria diede un ultimatum con termini
inaccettabili alla Serbia, che si dichiarò disposta al dialogo.
Ciò nonostante l'Austria dichiarò guerra alla Serbia il 28
luglio 1914 e bombardò Belgrado.
La Russia si mobilitò a favore della Serbia, mentre la Germania
dichiarava guerra a Russia e Francia, a fianco delle quali si
schierò l'Inghilterra costituendo così la Triplice intesa.
La Germania invase Belgio e Lussemburgo, neutrali.
Il Giappone si schierò a favore della Triplice intesa mentre
l'Impero ottomano diede il suo appoggio agli imperi centrali.
L'Italia si dichiarò neutrale.
Fronte occidentale e fronte orientale
Dopo aver invaso il Belgio, le truppe tedesche varcarono i
confini francesi ma furono respinte dall'esercito francese
appoggiato da truppe inglesi. Gli scontri si spostarono lungo i
fiumi Somme e Aisne dopo fortificazioni e trincee diederò luogo
a una guerra di posizione.
Nel frattempo sul fronte orientale la Russia occupò la Prussia,
ma l'avanzata delle sue truppe fu fermata dagli eserciti
austro-tedeschi.
Guerra navale e sottomarina
Gli scontri nel mare del Nord tra Germania e Gran Bretagna
portarono al blocco navale inglese che ostacolava i rifornimenti
agli imperi centrali. La Germania rispose scatenando la guerra
sottomarina.
L'intervento italiano
L'Italia entrando in guerra si schierò con l'Intesa.
Si ebbe così la nascita del fronte meridionale.
L'entrata in guerra causò disordini, poiché secondo molti
l'Italia sarebbe dovuta intervenire a favore degli imperi
centrali, in base ai precedenti accordi.
L'iniziale neutralità fu giustificata con tre ragioni:
- la Triplice alleanza era a carattere difensivo
- l'Italia non era stata consultata al momento dell'ultimatum
alla Serbia
- l'Austria non accoglieva l'articolo 7 del trattato che
prevedeva compensi territoriali all'Italia in caso di
rafforzamenti austriaci nei balcani
I liberali guidati da Giolitti erano contrari alla guerra ed
affermavano che l'Italia avrebbe ottenuto adeguati compensi
territoriali tramite negoziati.
Alcuni dei motivi che spinsero l'Italia a entrare in guerra
furono il soffocamento delle tensioni sociali, la riduzione del
capitale tedesco nella nostra penisola, lo sviluppo economico e
la crescita del prestigio.
I rivoluzionari speravano che la guerra avrebbe scardinato
l'ordine capitalista e radicalizzato lo scontro sociale.
I democratici vedevano la guerra contro l'Austria come il
completamento delle guerre d'indipendenza.
I nazionalisti che inizialmente auspicavano ad affiancare gli
imperi centrali, accettarono la guerra contro l'Austria, mirando
ad ottenere Trento, Trieste, l'Istria e la Dalmazia.
Al contrario, cattolici, liberali e socialisti dichiararono la
loro neutralità.
Il patto di Londra
Nel 1915 fu firmato a insaputa del parlamento, il patto di Londra
che prevedeva in cambio dell'entrata in guerra a fianco di
Inghilterra e Francia e in caso di vittoria: il Trentino, il sud
Tirolo, Trieste, l'Istria, la Dalmazia e Valona.
Ma Giolitti ribadì la sua neutralità e indusse Salandra a
dimettersi; ma le dimissioni furono respinte dalla corona e
Salandra fu investito di poteri eccezionali per gestire la
guerra.
La corte incoraggiò inoltre, manifestazioni di piazza a favore
della guerra.
Il 23 maggio viene dichiarata guerra all'Austria.
La vera causa principale dell'entrata in guerra era però
rappresentata dalle esigenze di politica interna, ovvero era un
tentativo di risolvere le tensioni del paese.
Lo stallo del 1915-16
Il fallimento della guerra lampo tedesca, l'incapacità delle
nazioni europee di imporsi nel conflitto e la guerra di trincea
portarono a una situazione di stallo. Ciò danneggiava
soprattutto gli imperi centrali circondati dai nemici e con
l'imposizione del blocco economico.
La Germania tentò di rompere l'isolamento con la battaglia di
Verdun, dove fu sconfitta dagli anglo-francesi e costretta ad
arretrare, e la battaglia di Jutland nel mar Baltico, dove non
ottenne migliori risultati.
I tedeschi deciserò allora di mettere in atto la guerra
sottomarina totale che prevedeva l'affondamento di ogni nave che
fosse entrata in comunicazione con l'Inghilterra.
Dopo l'episodio della Lusitania, la Germania sapeva che ciò
avrebbe causato l'entrata in guerra degli Stati Uniti, ma
prevedeva che la guerra si sarebbe conclusa prima del loro
arrivo.
Sul fronte meridionale l'Austria con una spedizione punitiva
occupò l'altopiano dell'Asiago, l'impreparazione dell'esercito
italiano costrinse Salandra a dare le dimissioni.
Poco dopo, con numerose perdite, le truppe italiane ottennero
l'unico successo dei primi anni di guerra: la presa di Gorizia.
I governi di unità nazionale
All'interno degli stati in guerra, si formarono governi di
solidarietà nazionale, con più ampie coalizioni politiche.
Si rafforzarono gli esecutivi a discapito dei parlamenti.
Gli apparati industriali aumentarono notevolmente i loro livelli
produttivi e i profitti e furono sottoposti alla diretta gestione
dello stato.
La svolta del 1917
Nel 1917 si verificarono avvenimenti decisivi per gli esiti della
guerra:
- la rivoluzione Russa con l'uscita dal conflitto di quest'ultima
- l'intervento degli Stati Uniti
- il manifestarsi nei civili e nei soldati del rifiuto alla
guerra
Gli Stati Uniti entrarono nel conflitto a causa della ripresa
della guerra sottomarina da parte dei tedeschi.
Dopo gli entusiasmi iniziali, nei paesi belligeranti si era
diffusa insofferenza nei confronti della guerra. I socialisti
ripresero a organizzare l'opposizione interna.
Nel 1917 il malcontento e l'ostilità di civili e soldati nei
confronti della guerra si accentuò; infatti le nuove armi che
decimavano le truppe già ridotte allo stremo avevano dissolto
l'esaltazione dei valori e degli ideali guerreschi. Ciò diede
luogo a diserzioni e ammutinamenti.
Gli stessi fattori di crisi si diffusero anche tra i civili.
L'offensiva austro-tedesca
Nel 1917 le truppe austro-tedesco sferrarono un massiccio attacco
sull'Isonzo.
L'esercito italiano stremato dal duro comando di Cadorna non
resse e dovette ritirarsi, indietreggiando fino al Piave,
lasciando Caporetto nelle mani del nemico.
Si formò un nuovo governo di solidarietà e il comando delle
truppe fu assegnato a Diaz, che per ricaricare il morale delle
truppe promise la distribuzione di appezzamenti di terra ai
contadini alla fine del conflitto.
Sul fronte occidentale, dopo un'iniziale ritirata, le truppe
dell'intesa seppero riorganizzarsi e riuscirono a cacciare i
tedeschi dal suolo franco-belga; in questa battaglia fu fatto uso
di nuovi dispositivi bellici che cambiarono le tecniche militari.
L'arrivo delle truppe americane siglò la definitiva sconfitta
dei tedeschi.
Sul fronte meridionale, l'esercito italiano sconfisse
definitivamente l'Austria a Vittorio Veneto, il 29 ottobre 1918.
Si era così compiuta la disfatta degli imperi centrali.
Nel frattempo l'impero asburgico si era disgregato e in Germania
era stata proclamata la repubblica.
Conferenza di Versailles
Nel 1919 Versailles si aprì la conferenza di pace alla quale
parteciparono solo i paesi vincitori: Stati Uniti, Gran Bretagna,
Francia e Italia).
Nella conferenza si puntava a risolvere la disgregazione dei
quattro imperi (austriaco, tedesco, russo e ottomano), mentre il
presidente statunitense Wilson mirava ad affermare il principio
democratico dell'autodeterminazione dei popoli.
L'Italia non riuscì a ottenere Fiume e la Dalmazia, ciò diede
origine alla nascita del mito della vittoria mutilata.
Alla Germania fu imposto di firmare il trattato che prevedeva: la
restituzione alla Francia di Alsazia e Lorena, lo smembramento
dei possedimenti coloniali e il pagamento di gravosi danni di
guerra.
Con la dissolvenza dell'impero asburgico si vennero a creare
quattro stati: Austria, Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia.
L'Austria fu costretta a cedere all'Italia: Trentino, Alto Adige,
Trieste e l'Istria.
La Polonia fu ricostituita e Danzica fu dichiarata città libera.
Fu creata la Società delle nazioni per risolvere le controversie
e tutelare la pace, ma rimase incompiuta e divenne un organismo
scarsamente rappresentativo.