IL DOPOGUERRA
Al termine della guerra, le nazioni belligeranti avevano subito
enormi perdite umane e materiali, i quattro grandi imperi erano
crollati e l'assetto geopolitico dell'Europa era stato stravolto.
Era quindi necessario trovare una pace in grado di garantire un
equilibrio duraturo.
La linea di Wilson
Wilson con lo scopo di ristabilire l'equilibrio internazionale,
presentò 14 punti.
Fra i punti essenziali vi erano:
- la soppressione delle barriere economiche fra gli stati
- la libertà di navigazione nei mari
- il disarmo generale
- lo sviluppo autonomo dei popoli
- la rivendicazione del principio di autodeterminazione delle
nazionalità
L'annientamento della Germania
Francia e Inghilterra si discostavano dalla linea wilsoniana e
miravano a ottenere i maggiori vantaggi possibili.
L'obbiettivo principale dei francesi era quello di annientare la
potenza tedesca attraverso diminuzioni territoriali e il
pagamento dei danni di guerra.
I confini della Germania furono ridisegnati attraverso la
cessione dei seguenti territori:
- restituì l'Alsazia e la Lorena alla Francia
- cedette porzioni di territori a Belgio, Danimarca e
Cecoslovacchia
- cedette una parte del suo territorio con importanti zone
industriali alla Polonia
Furono spartiti anche l'impero austro-ungarico e quello ottomano.
La dipendenza economica dell'Europa
Gli Stati Uniti si affermarono come unica potenza egemone
mondiali e come unica nazione in grado di sovvenzionare la
ripresa economica degli stati europei.
La supremazia degli Stati Uniti era sostenuta dalla crescita
dell'economia e da alcuni vantaggi:
- era raddoppiata la produzione d'acciaio
- era aumentata la flotta mercantile
- possedevano la metà della riserva mondiale di oro
- grazie ai prestiti ai paesi belligeranti europei, erano
divenuti grandi esportatori di capitale
Il declino degli stati europei era anche causato dalla crescita
di altri paesi come quelli sudamericani e il Giappone.
Le soluzioni per uscire dalla crisi
Gli stati puntarono a rafforzare la propria centralità come
regolatore delle attività economiche e politiche.
Nuove teorie affermavano che l'iniziativa privata, il mercato e
il conflitto sociale dovevano essere subordinati dallo stato.
Con lo scopo di eliminare la concorrenza fra le aziende e il
conflitto fra capitale e lavoro, si intendeva indirizzare le
attività dei diversi settori produttivi secondo le direttive
dello stato, ciò prese il nome corporativismo.
Le nuove richieste di partecipazione politica
I reduci al ritorno a casa si ritrovarono in una situazione di
disagio poiché non riuscivano a riadattarsi alla vita
quotidiana. Il sacrificio compiuto in nome della patria, i legami
di solidarietà che si erano creati fra loro spinsero i reduci a
creare organizzazioni che favorirono lo sviluppo di sindacati e
partiti politici.
La Germania di Weimar
Dopo la fuga di Guglielmo II, in Germania nel 1918 era stata
proclamata la repubblica.
L'anno dopo a Weimar fu promulgata la nuova costituzione; fra i
punti da evidenziare della costituzione di Weimar vi erano i
seguenti:
- il presidente della repubblica veniva eletto ogni 7 anni
direttamente dal popolo, a suffragio universale e aveva il potere
di sciogliere il parlamento
- il presidente nominava il capo del governo ovvero il
cancelliere
Nonostante la modernità della costituzione, rimanevano vigenti
le gerarchie militari.
Il governo era controllato da socialdemocratici e socialisti,
questi ultimi miravano a riforme radicali. All'estrema sinistra
vi era la Lega di Spartaco che diventò il Partito comunista
tedesco, esso premeva per la rivoluzione. Ma i socialdemocratici
puntavano a soffocare le spinte rivoluzionarie. Gli spartachisti
diedero luogo a moti insurrezionali.
I socialdemocratici schierarono i Freikorps, squadre d'azione
controrivoluzionarie che soffocarono la rivolta ed eliminarono il
gruppo dirigente comunista.
Nel frattempo la Germania precipitò nella crisi economica, con
un'inflazione senza precendeti, le cause maggiori furono:
- enormi costi dei debiti di guerra
- enorme produzione di cartamoneta non convertibile
Nel 1923 la Germania dichiara di non poter pagare i debiti di
guerra alla Francia, quest'ultima quindi invade la Ruhr, il
governo tedesco promuove una resistenza passiva.
Il nuovo governo mise fine al boicottaggio della Ruhr, avviò
persecuzioni a sinistra e creò il marco di Rentenmark: il marco
di rendita.
Nel frattempo il partito nazionalsocialista capeggiato da Adolf
Hitler tenta un colpo di stato, ma fallì e Hitler fu arrestato.
Il mito di Weimar come epoca di splendore prende spunto dal fatto
che in quell'epoca si ebbe una grande fioritura culturale.
L'Italia del dopoguerra
Nonostante fosse un paese vincitore, in Italia lo stato liberale
non si rafforzò anzi in seguito avrebbe portato a un regime
autoritario.
La guerra ebbe come conseguenza diversi effetti nella nostra
penisola:
- l'aumentò della disoccupazione
- l'inflazione
- la riconversione della produzione
- le lotte sociali
- il rafforzamento del sistema industriale
Il rafforzamento e la crescita del sistema industriale portò
alla formazione di un sistema capitalistico monopolistico.
Le industrie erano concentrate nel triangolo
Milano-Torino-Genova, mentre in meridione era alta la
disoccupazione.
Un altro problema italiano era la questione meridionale; i reduci
non ottennero le terre promesse durante la guerra e lo stato
liberale non riuscì ad affrontare la questione agraria ed a
garantire la formazione di una piccola proprietà contadina.
Secondo Antonio Gramsci i contadini dovevano divenire i
protagonisti della rivoluzione sociale.
Il biennio rosso
Al termine del conflitto si ebbe una crisi del settore
industriali che causò fallimenti e licenziamenti.
Ciò diede vita a scioperi e lotte operaie dove si chiedevano:
- riduzione delle ore di lavoro
- aumento dei salari
- condizioni più umane
La crisi colpì anche la piccola borghesia, infatti gli ex
combattenti videro peggiorare il loro tenore di vita che andava
avvicinandosi a quello della classe operaia, ritenuta da loro
socialmente inferiore.
Essi avevano inoltre un risentimento verso la borghesia agiata
ritenuta avida ed egoista.
Nel 1919 Benito Mussolini fonda il movimento dei fasci e delle
corporazioni, che due anni dopo sarebbe diventato il Partito
fascista. Mussolini intendeva indebolire il movimento operaio e
sostituirsi allo stato.
Vi era inoltre il mito della vittoria mutilata per la mancata
assegnazione di alcuni territori al termine della guerra.
Il caso di Fiume, occupata da D'Annunzio violando gli accordi di
pace, dimostrò la forza delle spinte nazionalistiche. Fiume fu
in seguito dichiarata città libera come stabilito.
Nel 1919 Sturzo fonda il Partito popolare italiano i cui
obbiettivi erano il decentramento amministrativo e una maggiore
autonomia degli enti locali.
Nelle seguenti votazioni avvenute a suffragio maschile e con il
metodo proporzionale, ci fu la vittoria dei socialisti e dei
popolari.
Nel 1920 Nitti rassegna le dimissioni e Giolitti torna al
governo, tenendo insieme la maggioranza, ma senza riuscire a
risolvere i problemi.
La crisi precipitò nell'occupazione delle fabbriche con
epicentro a Torino.
Per porre fine all'occupazione Giolitti raggiunge un compromesso,
un accordo che implica l'aumento dei salari.
A questo punto gli industriali iniziarono a guardare con favore
il movimento fascista.
Nelle seguenti amministrazioni amministrative il blocco nazionale
ottenne risultati favorevoli ed iniziò l'offensiva fascista con
il metodo dello squadrismo. Si passava così dal biennio rosso al
biennio nero.
Il biennio nero
In questo periodo di crisi il fascismo diventa un soggetto
politico in grado di risanare la crisi, con l'appoggio della
borghesia e dei ceti medi.
Nel 1921 nasce il Partito nazionale fascista che riscuote le
simpatie del papa e della corona.
Mussolini diede inizio tramite lo squadrismo ad azioni di
violenza contro operai e braccianti per reprimere occupazioni e
scioperi.
La sconfitta della classe operai è da attribuire anche alle
debolezze dei socialisti che non riuscirono ad aggregare un
fronte antifascista.
I riformisti aggravano le contraddizioni del PSI e vengono
espulsi.
Matteotti fonda il PSU. Gramsci fonda il Partito comunista
italiano.
Dopo la caduta del governo Giolitti, i governi seguenti si
dimostrarono incapaci.
Mussolini organizza la marcia su Roma, migliaia di fascisti
armati arrivano alle porte della capitale; il re Vittorio
Emanuele III affida il governo a Mussolini.
Tra il 1923 e il 1925 l'Italia subì una ripresa economica,
grazie ai provvedimenti fascisti, tra i quali:
- annullamento delle tasse sui sovrapprofitti di guerra
- imposte sul reddito dei salari di operai e contadini
- imposte indirette sui consumi
- riduzione della spesa pubblica
- restrizione delle libertà di azione ed espressione
- libertà di iniziativa agli imprenditori
- facilitazioni fiscali per le fusioni tra società
- prestiti per agevolare produzione ed investimenti
In questi anni ci fu un'enorme crescita delle esportazioni.
Dal 1926 si iniziarono a far sentire i segni di un nuovo ristagno
economico; per fronteggiarlo, il regime fascista attuò due
iniziative:
- la battaglia del grano
- la bonifica integrale
I risultati furono l'aumento della produzione agricola, l'aumento
delle superfici coltivabili e la diminuzione della
disoccupazione.
Il disprezzo verso il parlamento e le altre istituzioni
rappresentativa, portarono alla sostituzione con il Gran
consiglio del fascismo e la Milizia.
Le elezioni del 1924 erano state vinte dal listone, che univa
fascisti e conservatori, anche grazie a brogli e intimidazioni.
Il fatto fu denunciato da Matteotti che venne rapito e ucciso da
emissari fascisti. Nonostante ciò il re continuò a dare il
proprio consenso a Mussolini. Alcuni parlamentari attuarono la
secessione dell'Aventino, abbandonando la camera, ma rimase un
gesto simbolico.
Uno dei punti di forza del fascismo era il sostegno da parte
della chiesa, in particolare del pontefice Pio XI ciò provoco
l'esilio volontario di Sturzo.
In seguito Mussolini attuò riforme per annullare l'opposizione e
per togliere al parlamento la sua funzione di massimo organismo
politico. Le riforme maggiori erano le seguenti:
- riduzione della libertà di stampa
- passaggio di poteri e di alcuni ministeri al duce
- tutti i partiti ad eccezione di quello fascista vengono
dichiarati illegali
Gramsci fu arrestato e gli altri comunisti esiliati.
Nel 1926 vennero promulgate le leggi sindacali che rendevano
illegali gli scioperi e scioglievano i liberi sindacati. Infatti
i sindacati vennero fascistizzati.
La svalutazione della moneta agevolava le esportazioni ma rendeva
costose le importazioni, inoltre impediva la riduzione dei salari
(motivo di appoggio della borghesia) e causava l'aumento
dell'inflazione.
La rivalutazione della lira avvenne con "quota 90"
ovvero 90 lire per una sterlina. Con essa il regime si rafforzò
aumentò il suo prestigio internazionale e raccolse i consensi
dei piccoli risparmiatori della piccola borghesia. Inoltre servì
per far comprendere che l'unica volontà politica doveva essere
quella del duce.
Quota 90 però provocò la crisi del settore delle esportazioni,
la disoccupazione e fece aumentare le tensioni sociali.