LA RIVOLUZIONE RUSSA

Nel 1917 uno sciopero operaio e un'insurrezione di soldati convinsero lo zar Nicola II ad abdicare e il potere venne assunto da un governo costituente.
Situazione della Russia agli inizi del '900
Il processo di modernizzazione della Russia era stato avviato solo nel 1861 con l'abolizione della servitù della gleba e l'affrancamento dei contadini.
I contadini costituivano la maggior parte della popolazione russa e appartenevano a diversi gruppi etnici.
Agli inizi del '900 oltre che una situazione di arretratezza, la Russia presentava parecchie disuguaglianze sociali: i grandi proprietari terrieri e i kulaki (contadini agiati) possedevano il 40% delle terre, mentre i contadini avevano piccoli appezzamenti di terra e vivevano in condizioni miserabili. Inoltre vi era nelle città una piccola classe operaia.
Situazione politica
In Russia vigeva un regime autocratico, ovvero il potere dello zar si riteneva legittimato da Dio.
Non esisteva un parlamento, ma nonostante ciò nacquero partiti politici di opposizione:
- il partito costituzionale-democratico: miravano al modello liberale e alla costituzione di un parlamento filo-occidentale
- il partito socialrivoluzionario: auspicava alla redistribuzione della terra e alla valorizzazione dei contadini
- il partito operaio socialdemocratico: era di orientamento marxista e riteneva necessaria la formazione di una forte classe operaia
Dal 1903 all'interno del partito operaio socialdemocratico russo si ebbe un dissidio tra la fazione più moderata, i menscevichi e quella rivoluzionaria, i bolscevichi capeggiati da Lenin.
Lenin considerava la borghesia debole, quindi riteneva che toccasse al proletariato guidare una rivoluzione democratico-borghese come preludio della rivoluzione socialista.
La rivoluzione del 1905
Nel gennaio del 1905 a San Pietroburgo ebbe luogo un imponente sciopero operaio e una grande pacifica manifestazione popolare dove veniva richiesto un miglioramento delle condizioni dei lavoratori e la convocazione di un'assemblea costituente. Le truppe zariste risposero sparando sulla folla e provocando numerose vittime; questo episodio è noto come la "domenica di sangue".
Nel frattempo a San Pietroburgo nasceva il soviet, organismo politico-rappresentativo costituito da lavoratori.
A causa di nuovi sciperi, lo zar concesse l'istituzione di un parlamento, la Duma. I liberali soddisfatti abbandonarono le altre forze d'opposizione che chiedevano riforme più sostanziali.
Lo zar quindi limitò la Duma e in seguito la sciolse. Più avanti la Duma fu rieletta ma in modo più ristretto.
La rivoluzione del 1905 aveva evidenziato la debolezza della borghesia russa.
Le riforme di Stolypin
Il primo ministro Stolypin attua delle riforme per favorire lo sviluppo di un ceto medio-agrario e la creazione di una libera proprietà contadina non più basata sui mir, in modo da ottenere una maggiore stabilità sociale. Ma i contadini si dimostrarono incapaci di far fruttare i loro terreni e furono costretti a rivenderli ai grandi proprietari terreni e ai kulaki; proprio questi ultimi furono avvantaggiati e favorirono la nascita di una borghesia agraria.
I contadini rimasti senza terre si riversarono a cercare lavoro nelle città, dove le poche industrie non erano in grado di offrirglierlo. Crebbe così la disoccupazione.
Lo scoppio della guerra
Il regime zarista non era in grado di fronteggiare le problematiche imposte dalla guerra, inoltre i civili (in particolare le nazionalità minori e al confine con gli stati nemici), i socialisti e i soldati (quasi tutti reclutati fra i contadini) non erano favorevoli.
A causa della mancanza di strategie, degli errori e dei generali che mandavano le truppe allo sbaraglio, la Russia subì un alto numero di perdite di uomini e mezzi.
Nel frattempo il rincaro dei prezzi aveva provocato nuovi scioperi operai e nel 1916 fu sciolta la Duma.
La rivoluzione di febbraio
Nel 1917 scoppiò a Pietrogrado (ex San Pietroburgo) una rivolta di operai e contadini appoggiati dalle truppe che si rifiutarono di sparare sugli insorti che portò all'abdicazione dello zar Nicola.
Così la rivolta si tramutò in rivoluzione con la creazione di due organismi di potere: il governo provvisorio e il soviet di Pietrogrado.
Il governo provvisorio era controllato dai liberali moderati e come legittimo detentore del potere, auspicava a continuare la guerra a fianco dell'Intesa e a convocare un'Assemblea costituente.
Il soviet di Pietrogrado rappresentava operai e soldati ed era capeggiato da socialisti, socialrivoluzionari, menscevichi e bolscevichi; al contrario del governo, il soviet puntava a una pace immediata e alla redistribuzione delle terre.
Il rientro di Lenin
Allo scoppio della rivoluzione di febbraio Lenin e gran parte dei bolscevichi si trovavano esiliati in Svizzera e il potere nel soviet era in mano ai menscevichi, i quali ritenevano che la rivoluzione di febbraio era il massimo risultato raggiungibile.
Diversamente i bolscevichi puntavano a un rivolgimento radicale per la creazione di uno stato totalmente democratico. Ma anche all'interno dei bolscevichi vi era una frattura: da una parte vi era Molotov che chiedeva la creazione di un governo rivoluzionario per applicare radicali riforme, dall'altra Stalin, la cui proposta di appoggiare il governo provvisorio fu approvata.
Al suo ritorno in Russia, Lenin fu acclamato dalla folla e si dimostrò vicino alle linee della minoranza di Molotov. Il giorno dopo lesse le "Tesi di aprile" dove si affermava che il momento storico russo era rappresentato dal primo stadio della rivoluzione, cioè il passaggio del potere nelle mani della borghesia e che al secondo stadio vi sarà un passaggio del potere nelle mani del proletariato e dei contadini. Lenin quindi riteneva che il governo provvisorio sarebbe dovuto cadere e che tutti i poteri dovessero passare in mano ai soviet.
La rivoluzione d'ottobre
Il nuovo governo provvisorio scatenò un'offensiva militare in Galizia che si rivelò un fallimento. Ci screditò il governo provvisorio e i menscevichi che si erano fatti coinvolgere. L'esercito si sfaldò e aumentarono gli attacchi dei contadini alle proprietà dei nobili. Un'insurrezione di soldati e marinai repressa dal governo costrinse Lenin a rifugiarsi in Finlandia.
Kornilov tentò di imporre una dittature militare ma venne fermato dai soldati rivoluzionari e dai socialisti. Nel frattempo si moltiplicarono le manifestazione di soldati e marinai.
Nelle seguenti elezioni per la Duma, i bolscevichi ottennero la maggioranza.
Lenin sintetizzava la strategia del partito in pochi passi:
- passaggio del potere ai soviet
- pace immediata
- redistribuzione della terra
- liberazione delle nazionalità oppresse
Al ritorno di Lenin dalla Finlandia i bolscevichi si prepararono a rovesciare il governo e ad impadronirsi del potere, infatti il soviet era divenuto il punto di riferimento politico.
Fu quindi nominato un comitato militare rivoluzionario.
I rivoluzionari capeggiati da Trockij si impadronirono della città e assaltarono il Palazzo d'inverno.
Il governo provvisorio fu sciolto, mentre il nuovo governo rivoluzionario era presieduto da Lenin.
In seguito furono promulgate le prime disposizioni che avrebbero dovuto portare al più presto a:
- una pace senza annessioni ne indennità
- soppressione delle grandi proprietà e redistribuzione della terra ai contadini
- controllo degli operai sulle fabbriche
- riconoscimento dell'uguaglianza di tutti i popoli della Russia
Alla fine di novembre ebbe luogo l'Assemblea costituente dove i socialrivoluzionari ottennero la maggioranza. Ma l'Assemblea fu sciolta e la sovranità venne riconosciuta solo ai soviet.
In realtà il potere era in mano ai bolscevichi che dal 1918 presero il nome di Partito comunista.
L'uscita dalla guerra
Il nuovo governo si trovò di fronte a una difficile scelta tra due possibilità:
- continuare la guerra contro la Germania e tentare di esportare la rivoluzione in occidente come chiedeva Trockij
- oppure difendersi dalla guerra civile provocata dalle forze controrivoluzionarie
Infatti i gruppi reazionari fedeli allo zar ed appoggiati dagli stati europei avevano dato vita all'Armata bianca. Prevalse la posizione di Lenin e nel 1918 fu firmata con gli Imperi centrali la resa, che provocò la perdita di gran parte del territorio russo e degli impianti industriali.

IL COMUNISMO DI GUERRA

Negli anni venti in Russia ci furono cambiamenti che più avanti avrebbero portato al passaggio dai soviet alla dittatura di Stalin.
La guerra civile
Dopo la presa del potere, i bolscevichi si trovarono a dover fronteggiare alcune difficoltà:
- aristocratici, kulaki, borghesi e alcune regioni nazionalistiche si opponevano al governo rivoluzionario
- vi era la guerra civile, tra le Armate bianche dello zar, appoggiate da truppe di stati occidentali e Armate rosse dell'esercito rivoluzionario
Nel 1918 lo zar e la sua famiglia vennero fucilati.
L'Armata rossa guidata da Trockij sconfisse i controrivoluzionari e successivamente si scontrò con la Polonia.
Il Komintern
Per opporsi alla diffusione del socialismo, le potenze europee sostennero i governo anticomunisti confinanti con la Russa in modo da creare un "cordone sanitario" per evitare il "contagio bolscevico". Il partito comunista diede vita al Komintern per organizzare le spinte operaie fuori dalla Russia.
In questi anni si ebbe un forte accentramento del potere nelle mani del Partito comunista che finì col coincidere con lo stato e annullò l'autonomia delle forze sociali.
La questione agraria
Per l'approvigionamento delle città e per mettere fine alla carestia, il governo mise in atto la requisizione integrali dei prodotti dell'agricoltura e una serie di provvedimenti che presero il nome di comunismo di guerra. La conseguenza fu l'impoverimento dei contadini che provocò una divaricazione tra città e campagna e quindi tra contadini e operai. Si ebbe così un distacco di contadini e operai dai bolscevichi e quindi erano minacciate le basi della rivoluzione.
Ciò provocò un vasto malcontento e rivolte.
La nascita dell'Urss
Con la fine della guerra civile, fu abbandonata l'economia di guerra e fu attuata la nuova politica economica, la Nep.
La Russia assunse il nome di Urss, ovvero Unione delle repubbliche socialiste sovietiche ed ottenne i primi riconoscimenti diplomatici.
Con la Terza internazionale i bolscevichi intendevano costruire un partito internazionale dell'insurrezione. In seguito nacquero in Europa vari partiti socialisti. Lenin affermò che ci si doveva allontanare dall'estremismo sindacalista in favore di una più solida capacità organizzativa.
La Nep
Nel 1921 fu avviata la Nep, la nuova politica economica. Bucharin affermava che la Nep era una forma di economia mista che lasciava ampi spazi all'iniziativa privata e si basava sul fatto che il consolidamento nelle campagne di un processo di accumulazione di risorse avrebbe avviato lo sviluppo industriale. Contrario alla Nep era Trockij.
La morte di Lenin
Nel 1924 morì Lenin. Alla sua morte si accese la lotta per la successione tra Trockij e Stalin. Nonostante il prestigio per aver guidato l'Armata rossa, il primo si trovò in minoranza a causa dell'allenza tra Stalin e Bucharin.
Le divergenze non erano solo economiche (Trockij auspicava a una pianificazione economica) ma anche politiche. Infatti mentre Trockij puntava a una rivoluzione mondiale, Stalin puntava al consolidamento dello stato sovietico.
Trockji fu prima esiliato e poi condannato a morte, si rifugiò in Messico dove fu assassinato dai sicari di Stalin.
Il primo piano quinquennale
Dopo aver eliminato tutti i suoi oppositori Stalin si ritrovò a capo dello stato.
Con la crisi della Nep, Stalin varò il primo piano quinquennale ovvero segui proprio il programma di Trockij. Ciò comporto un'industrializzazione forzata, l'estrazione dalle campagne di tutte le risorse possibili, l'aumento della produzione industriale e la modernizzazione dell'agricoltura.
Stalin fece eliminare, espropiandoli dei loro beni, deportandoli e sterminandoli, i kulaki.
Vi erano i kolchoz, terre e prodotti di proprietà comuni e i sovchoz, terre di proprietà dello stato.
La produzione industriale fu triplicata e la struttura economica fu modificata radicalmente.
Il prezzo dell'inustrializzazione
La forzata industrializzazione e la collettivizzazione dell'agricoltura causarono grossi costi umani, infatti i contadini furono sterminati con la deportazione nei gulag.
Il culto della personalità stanliniana
Dopo aver stroncato la resistenza della popolazione e aver stabilizzato l'economia russa, Stalin diede il via alle "purghe" ovvero eliminò chiunque fosse sopsettato di infedeltà nei suoi confronti.
Le purghe colpirono la popolazione, l'Armata rossa, gli ex compagni bolscevichi artefici della rivoluzione, uomini di cultura, funzionari dello stato, dirigenti del partito.
L'ultimo processo fu contro Bucharin che fu condannato a morte.
Stalin edificò il mito di se stesso come padre della patria.
Con le purghe e il culto della personalità l'Urss diveniva un regime totalitario e il potere era sottomesso alla volontà del capo.