IL MAGO DI OZ

 

Il Mago di Oz è un film del 1939, tratto dall’omonimo romanzo fantastico di L.F. Baum, che ho avuto l’occasione di vedere al cinema in lingua originale. Narra di Dorothy, un’orfanella che vive con gli zii, che durante un tornado viene trasportata con tutta la sua casa dal natio Kansas al paese fantastico chiamato Oz, dominato da un misterioso mago, del quale cerca l’aiuto per poter ritornare a casa. Nel suo viaggio verso la Città di Smeraldo, residenza del mago, incontrerà delle strane creature che diventeranno suoi amici: uno spaventapasseri, un “uomo di latta” e un leone fifone. Anch’essi hanno qualcosa da chiedere al mago: lo spaventapasseri vuole ottenere un cervello, l’uomo di latta un cuore e il leone il coraggio. Ma prima bisognerà fare i conti con una strega cattiva.

Rispetto al libro, la trama è molto semplificata (mancano molti capitoli, soprattutto della seconda parte). La fa da padrone l’aspetto musicale: canzoni come Somewhere Over the Rainbow e Follow the Yellow Curl sono ormai entrate nella cultura musicale dell’occidentale medio. La parte ambientata nel Kansas fu girata in bianco e nero, quella a Oz a colori, con un dispendio notevole per l’epoca. L’ambientazione fu aggiornata all’epoca del film, anziché alla fine dell’800 come nel libro originale. Gli amici di Dorothy a Oz sono interpretati dagli stessi attori che fanno le parti di amici e parenti di Dorothy nel Kansas, mentre la strega cattiva è impersonate dalla zitella acida che voleva impadronirsi di Toto, il cagnolino di Dorothy.

Nella parte di Dorothy c’è la bella e sfortunata Judy Garland, all’epoca diciassettenne: il fatto che fosse stata scelta un’attrice di quella età mi ha lasciato un po’ perplesso (anche se, per via della sua bassa statura, sembrava piú giovane) perché io ero abituato alla Dorothy di Fairuza Balk (nel film della Disney del 1984 Nel fantastico mondo di Oz, caratterizzato da atmosfere particolarmente “dark”) che era proprio una bambina. Ma forse era stata quella del 1939 la scelta piú azzeccata. Dove però continuo a preferire il film moderno è nella caratterizzazione della Città di Smeraldo: sembra una vera città e non solo un palazzo fantascientifico.

Segnalo che c’è anche un “mistero” a riguardo della lavorazione del film: secondo quella che ormai pare essere dimostrata come niente piú che una leggenda metropolitana, una comparsa che impersonava uno dei munchkin (i buffi nanerottoli che incontra Dorothy appena giunta a Oz) si sarebbe suicidato mentre il film veniva girato. E la prova di questo sarebbe un ramo di un albero che si piega in un’inquadratura, come sotto il peso di un corpo che s’impicca.

In definitiva, Il Mago di Oz non è solo una pietra miliare del cinema, ma anche un grandissimo spettacolo. Consigliato a tutti.