THE RING & THE DRAGON - LA LEGGENDA DEI NIBELUNGHI

Questo film per la televisione, di produzione anglo-tedesca, ha messo in scena uno dei miti più rilevanti del patrimonio culturale germanico, quello dell'eroe Sigfrido, con la sua vita, le sue imprese, i suoi amori e il suo destino.
La vicenda è stata narrata in molte opere letterarie, dalle saghe nordiche alomedievali dell'Edda, al poema cavalleresco della Canzone dei Nibelunghi alla tetralogia di opere liriche (L'anello del Nibelungo) scritte e musicate
da Richard Wagner. Proprio la Canzone dei Nibelunghi è la fonte principale dello sceneggiato.
Sigfrido è il figlio del re di Xanten, una cittadina della valle del Reno attualmente in Germania. In seguito allo sterminio della famiglia reale, viene raccolto e cresciuto dal fabbro Eyvind (interpretato dal grande Max von Sydow; nella leggenda era chiamato Mime), divenendo non solo un valido artigiano ma anche un ottimo spadaccino. Conosce casualmente Brunilde, regina d'Islanda e si lega a lei, ma dopo il loro incontro ciascuno va per la propria strada. Quando Sigfrido va a Worms, capitale del Regno dei Burgundi (che non si erano ancora stabiliti nella regione che da loro avrebbe preso il nome di Borgogna) col padre adottivo apprende che un drago sta seminando la distruzione nella regione. Sigfrido lo affronta e lo uccide, impadronendosi del tesoro custodito dal drago. Tale tesoro però serba una maledizione, come lo avvertono gli spiriti dei Nibelungi, il popolo di nani minatori che l'aveva forgiato, ma l'eroe non se ne cura e si mette al dito l'anello che attesta la proprietà del tesoro. Allora Sigfrido porta il tesoro e la testa del drago a Worms, guadagnandosi l'ammirazione e la riconoscenza del re Gunther (personaggio realmente esistito, morto nel 437 d.C.) e di sua sorella Crimilde (chiamata Gudrun in altre fonti). Il malvagio nobile Hagen, consigliere del re e figlio del Nibelungo superstite Alberico, è invece interessato a che il tesoro non torni a Xanten con Sigfrido, così fa in modo che questi si dimentichi di Brunilde e s'innamori di Crimilde. E, ironia della sorte, Brunilde è proprio la donna desiderata da Gunther... Nel film manca la parte finale della vicenda narrata nella Canzone dei Nibelunghi, in cui ha un ruolo determinante Etzel (Attila), che anche nella realtà si trovò combattere contro Gunther. Viene dato risalto al contrasto tra la vecchia religione pagana (seguita da Sigfrido, Mime, Brunilde...), presentata in modo non negativo come il frutto autentico delle genti europee, e il cristianesimo da poco prevalente (professato dai Burgundi). Le ambientazioni e le architetture sono molto belle, ma nel momento in cui si vuole recuperare la dimensione storica degli eventi, come si è parzialmente fatto, diventano anacronistiche perché in stile romanico (basso medioevo) anziché tardoromano. Invece le vesti e le armature dei barbari più civilizzati sono in linea con la tarda romanità. In definitiva, secondo me questo film per la TV valeva la pena di essere visto, soprattutto se si è completamente digiuni di miti e leggende germaniche, che sono uno degli elementi fondanti dell'identità europea ma che nel nostro paese sono largamente snobbati a favore di quelli classici.