LA CASA DELLE FINESTRE CHE RIDONO


Un classico thriller-horror all’italiana, diretto da un maestro del genere (il bolognese Pupi Avati) nel 1976. Un restauratore (Lino Capolicchio) arriva in una cittadina termale del Ferrarese (che in realtà non esiste: il film fu comunque girato in quella provincia, a Cento e a Comacchio) per prendersi cura di un affresco raffigurante il Martirio di san Sebastiano, eseguito da un pittore folle scomparso nel nulla molti anni prima. Per eseguire al meglio il suo lavoro, cerca d’informarsi dalla gente del posto sulla storia del pittore e del dipinto, ma si scontra con un muro di omertà, come se la popolazione ne avesse ancora paura. La casa che dà il titolo al film era quella in cui risiedeva il pittore con la sua famiglia, e sulle cui persiane aveva dipinto delle bocche sorridenti o ghignanti. I primi tre minuti sono per lo spettatore un vero e proprio pugno nello stomaco. Il resto della durata del film è percorso da un sottile senso d’inquietudine (ma ci sono dei momenti in cui la paura “si taglia col coltello”) per il pensiero che luoghi idilliaci, abitati da persone semplici (nel senso migliore del termine), dove apparentemente si trovano ancora “le buone cose di una volta” celino in realtà segreti inenarrabili.