BRAZIL


Uscito nel 1985, è probabilmente il capolavoro di Terry Gilliam. Non siamo in Brasile, ma piuttosto in un'immaginaria Gran Bretagna di un prossimo futuro: "Brazil" è solo il motivetto musicale ricorrente nei sogni del protagonista Sam Lowry (Jonathan Pryce), un impiegatuccio ministeriale insoddisfatto del suo lavoro e della sua vita (l'anziana madre, patita della chirurgia estetica, vorrebbe fargli sposare una ragazza molto brutta, nipote di una sua amica). La società in cui vive è dedita al consumismo più sfrenato e l'ambiente naturale è al collasso. Inoltre c'è una costante minaccia terroristica, che ha costretto lo Stato a costituire un potentissimo e spietato servizio d'informazioni, che ricorda quello di 1984 di Orwell. Quando Sam incontra nella realtà la donna dei suoi sogni (Kim Greist), capisce che deve lottare per difenderli. Il film è opprimente nei toni cupi e nelle visioni di imponenti architetture e macchinari industriali. Lo spettatore riceve un'impressione di profondo disgusto per una società in cui importante è solo apparire e consumare, e tutto viene subordinato a questi due imperativi, tanto che alla fine risultano quasi giustificabili i terroristi (che non si vedono mai, e viene persino il dubbio che i terroristi siano un'invenzione del governo per giustificare la stretta sorveglianza dei propri cittadini). Geniale, infine, il finale a sorpresa. Ha una particina anche Robert De Niro, ma il suo personaggio non fa granché: è un po' sprecato.