L'IMPERO DEI SENSI

Il regista Nagisa Oshima rilascia nel 1976 questo film erotico-drammatico basato su una storia vera. Siamo nella Tokio del 1936. Kichi gestisce un ristorante in cui lavora anche la cameriera Sada; i due iniziano una relazione dagli amplessi sempre più frequenti. I primi approci sono spinti da un'attrazione reciproca e successivamente i desideri di Sada prendono il sopravvento facendo vivere a Kichi un continuo harakiri erotico e, quindi, piacevole. Il donarsi totalmente all'altra metà è dunque ciò che vuole lui, la volontà di possederla quella si Sada. Questo crescendo culminerà nell'amputazione dei genitali di Kichi, che verranno conservati (come si sa per cronaca) dalla padrona del suo corpo per due settimane, prima che la polizia la arresti. Il film è girato con una perfetta regia che rende al meglio lo scenario della Tokio di quel tempo ma particolarmente la vita sempre più assetata di amplessi dei due protagonist. Le migliori inquadrature sono probabilmente sugli sguardi, non a caso è un film basato sui sensi come appunto la vista, ma anche gli odori hanno il loro importante ruolo nel consacrare una stanza ormai trasandata che però aveva assorbito l'odore dell'eccitazione. Importanti sono anche le musiche, capaci di esaltare la drammaticità della storia. Non manca la critica di matrice politica, che si ritrova nella scena in cui Kichi per strada cammina in senso contrario a quello dell'esercito marciante. Anche se è un film profondamente made in Japan, particolarmente evidenti sono i riferimenti al filosofo francese Geeorges Bataille sul piacere fisico, sulla trasgressione e soprattutto sulla morte. In Italia sono stati tagliati 15 minuti totali (delle scene più lontane dalla civiltà occidentale) e rimpiazzati con spezzoni di altri film giapponesi. Non è assolutamente un film pornografico, si badi bene, ma il sottoscritto lo sconsiglia ai deboli di cuore.