PAULIE, IL PAPPAGALLO CHE PARLAVA TROPPO


Uno dei tipici film che Mediaset manda al massacro contro le partite della nazionale di calcio trasmesse dalla RAI. Peccato, perché questa è una commedia gradevole e garbata. Un professore russo emigrato negli Stati Uniti (un Tony Shalhoub barbuto) viene assunto come uomo delle pulizie in un istituto di ricerche zoologiche. Lì viene apostrofato da un pappagallino verde. Dopo un iniziale sconcerto, si rende conto che l’animale è in grado di sostenere un vero discorso, insomma di parlare e non solo di ripetere le frasi udite: così diventano amici e si raccontano reciprocamente le loro storie. Paulie racconta di quando fu regalato a una bambina con la quale iniziò a parlare, venendone allontanato (e affrontando in seguito una lunga serie di vicissitudini) quando i suoi genitori temettero che la loro figlia fosse uscita di testa sentendo che pretendeva di parlare col pappagallo. L’emigrato russo decide di aiutarlo a ritrovare la sua padroncina. Nulla di eccezionale, ma adatto a passare un paio d’ore divertenti e non impegnative, magari in compagnia.