Ricordo dalle Filippine

A volte si deve ricordare anche quando la violenza viene perpetrata dallo Stato: è il caso delle Filippine.

Breve storia
Le Filippine sono un arcipelago a ovest della Malaysia, nell'estremo Oriente. Scoperte degli Spagnoli, passarono sotto dominio americano nei primi del '900 fino all'invasione giapponese, durante la 2° Guerra Mondiale, nel 1941. Liberate dagli Stati Uniti nel 1944, due anni dopo riuscirono ad ottenere l'indipendenza e a formare uno stato indipendente, seppur ancora fortemente legato con gli USA.
Durante tutti gli anni '50, l'opera di ricostruzione di queste isole devastate dalla guerra nel Pacifico fu la priorità di legislature e governi, almeno fino al 1965 quando le elezioni dichiararono il nuovo presidente: Ferdinand Marcos, ex presidente del Senato e rappresentante del partito nazionalista.
La ripresa economica e le forti opere pubbliche crearono una vasta area di consenso per il nuovo capo di Stato che ottene la rielezione nel 1969. Il legame con gli americani era ancora molto solido, tanto che Marcos fece partecipare le Filippine alla guerra del vicino Vietnam. La seconda legislatura, tuttavia, non andò come la precedente: con il calo della crescita economica, l'aumento della criminalità e una sempre maggiore sfiducia dei cittadini le Filippine scivolarono piano piano verso un regime più autoritario.

La legge marziale
Il vero punto di svolta fu il 21 settembre 1972, quando il governo emise l'ordine n° 1081, dichiarando la legge marziale in sei punti in cui il presidente Marcos si arrogava il totale controllo del governo, del potere legislativo e giudiziario, delle forze di polizia di difesa, imponeva un coprifuoco dalla mezzanotte alle quattro del mattino, proibiva scioperi e dimostrazioni dei lavoratori.
La causa scatenante fu un lamentato tentativo di assassinare il segretario della Difesa, Juan Ponce Enrile, vista come parte di un più diffuso terrorismo ma come spesso accade le misure repressive non potranno essere giustificate in alcun modo.
Le prime mosse furono chiaramente il sequestro di oppositori e avversari politici, tra cui si ricorda Benigno Aquino Jr (che venne poi assassinato del 1983, probabilmente da sicari dello stesso Marcos), Jovito Salonga e Jose Diokno.
Quello che seguì, purtroppo, fu molto peggio: 13 anni di dittatura fino al febbraio del 1986. L'ordine 1081 venne abolito per compiacere Papa Giovanni Paolo II, ma senza che cambiassero realmente le cose.

Oltre 13 anni di dittatura
Le vittime illustri contano fino a un certo punto, visto il numero di quelle comuni. Durante la legge marziale, le stime sono di più di 3000 persone giustiziate, 70mila carcerati di cui circa la metà torturati, senza contare quelli che, in Sudamerica, avrebbero chiamato "desaparecidos".
Dietro la facciata di questa dittatura esotica, che molti ricordano con il volto della First Lady Imelda Marcos e le sue stravaganze (la passione per la musica, la collezione di scarpe, gli abiti, gli appuntamenti con i grandi leader del mondo) si nasconde una storia su cui è sempre difficile trovare dati esatti e si parla sempre poco.
La "farfalla di ferro", soprannome di Imelda Marcos, è il volto umano della legge marziale, di un regime corrotto che bloccò anche la ripresa di un intero stato per più di un decennio, di una dinastia politica che rubò miliardi e miliardi di dollari al popolo filippino. Le conseguenze si pagano ancora oggi, con il proliferare di un'oligarchia armata capace di tenere le redini del paese. Solo nel 2009, l'allora governatore della regione del Maguindanao ordinò di fatto un massacro, con l'uccisione di circa 50 sostenitori del clan rivale Ishmael Mangudadatu.
La dittatura finisce ufficialmente dopo le elezioni farsa del 1986, quando l'esercito scelse di appoggiare Cory Aquino e di accorgersi finalmente dei brogli elettorali, decretando di fatto la fine di Marcos e del regime. L'ex presidente e la moglie vennero esiliati, con la morte del primo nel 1989.
La farfalla di ferro però resiste, rientrata nelle Filippine per un vizio di forma nell'esilio, assolta dalle accuse di corruzione negli Stati Uniti, tornò nella Camera dei Rappresentanti nel 1995, dove è stata rieletta anche nel 2010 e occupa ancora oggi il suo seggio.