COLDPLAY - VIVA LA VIDA (OR DEATH AND ALL HIS FRIENDS)

Brian Eno č un rompiballe, capace di fornire ottimi dischi come Before and after science e di collaborare con ottimi artisti con grandi risultati. Ma rimane un rompiballe. I Coldplay forse questo non lo sapevano, quando per riscattarsi da X e Y, album che in un mare di chitarre abbandona il meglio del gruppo, hanno scelto lui come collaboratore per Viva la vida. Fatto sta che se da una parte c'č chi grida al miracolo, alla resurrezione, questa nuova fatica dei Coldplay ha parecchi buchi, forse perchč il vecchio gatto pelato non graffia pių come un tempo, come con David Bowie. Passati i 2 minuti e mezzo di godimento puro di Life in technicolor infatti i risultati cominciano a scarseggiare: Cemetries of London ha il sapore di Neapolis dei Simple Minds, con risultato gradevole ma inconcludente come quell'album. Saltando a pič pari pezzi dimenticabili come Lost! e 42, altri errori sono di ingenuitā, cosa sarebbe Lovers in Japan senza i tre minuti finali di quasi ambient? Sicuramente molto meglio, in musica chi si accontenta non gode, ma chi decide di strafare neanche. Stesso errore per il'inserimento della ghost track in Death and all his friends. Il singolo Violet hill sembra ripercorrere i brani pių solari di Outside, appunto prodotto da Eno, ma Chris Martin non č David Bowie e si sente. Se si vuole salvare qualcosa, da questo album che parte da grandi promesse ma si rovina per fin troppa ambizione, oltre a Life in technicolor č Viva la vida, ballata vivace e con l'ottima idea degli archi. Buono il tentativo di risollevarsi da Outside, ma la ridondanza di Eno non č stata una scelta cosė azzeccata.