DAVID BOWIE - OUTSIDE

Dopo 18 anni di oblio, intenzioni lodevoli ma risultati scadenti, intuizioni mancate, David Bowie torna a colpire. Outside, disco del 1995, potrebbe essere descritto così. Non è un capolavoro ai livelli di Heroes (il canto del cigno del Duca Bianco, per certi versi) ma è fondamentale. Dopo quel disco infatti si apre la stagione sicuramente peggiore di Bowie, il periodo anni '80 con una squallida dance-pop, il tentativo di riscatto con i Tin Machine e l'autocelebrazione dei tour trionfali. E' solo dopo 18 anni che succede qualcosa. Prodotto da Brian Eno, l'album è il perfetto tentativo di Bowie di tornare attuale, svecchiando il proprio sound verso sonorità completamente nuove (qualcuno dice jungle, io no, la vedo più nel successivo), con splendida musica tra rock e elettronica. Lo si può definire come concept, il casus belli della produzione è infatti l'immedesimarsi del cantante in Nathan Adler, detective alle indagini sul misterioso omicidio di Baby Grace Blue, ma l'album è ascoltabilissimo anche senza queste premesse. Come si può dedurre, l'atmosfera non è delle più lucide, già l'introduzione e title track lo dimostra, con un sound con chitarra elettrica e percussioni ossessive, in un ritmo sì travolgente, ma tutt'altro che rassicurante. Ma l'ossessione si fa ancora più viva in The heart's filthy lesson, vera e propria ventata di novità per il 1995, con elementi decisamente industrial. Tastiera e batteria quasi jazzistiche in A small plot of land, rock distorto ricco di virtuosismi. La voce di Bowie mostra qui gran parte della sua potenza, in un'interpretazione in grande stile. Quasi hard rock per Hallo spaceboy, ritmatissimo singolo straripante di chitarra elettrica e di effetti elettronici. Ballata dal sapore decadente The hotel, anche qui con tastiera a farla da padrone. I ritmi più vivaci sono quelli di I have not been in Oxford town, per questo forse uno dei pezzi più riusciti, lo si può considerare una nuova versione, attualizzata, di un capolavoro come The secret life in Arabia e di Strangers when we meet, che chiude l'album come uno scorcio di sole, con una musica sicuramente più allegra del resto del disco. Presa come modello di ispirazione per il successivo Earthling è chiaramente We prick you, brano vivace e ricco di innovazione, in cui la base decisamente funky si unisce all'elettronica di Eno, risultato sorprendente. Quindi nulla da dire, album ineccepibile. Se a questo aggiungiamo il fascino e la classe innata di Bowie, il risultato è quasi un capolavoro. Visto che è in commercio (insieme a Heathen) a 10 euro, io un pensierino lo farei.