DAVID BOWIE - Best of Bowie


 

Comincio una serie di recensioni tra new wave, post punk e synth pop con uno dei miti del genere: David Bowie. Artista inglese attivo dalla fine degli anni '60, poliedrico e geniale, è uno dei maggiori artisti musicali di tutti i tempo, almeno per l'opinione pubblica. Non poteva quindi mancare nell'Area Musicale, anche se non è uno dei miei artisti preferiti. Riconosco comunque che nella raccolta, uscita pochi anni fa, ci sono gran bei brani come Space oddity, acustica e grezza, aggettivi che ne esaltano però la bellezza. Anche una splendida Life on Mars, con influenze già più elettroniche e sinfoniche, che creano un ottimo contrasto anche con la voce del cantante. Storica Starman, più vicina alla prima che non alla seconda, spensierata, orecchiabile. E chi non si ricorda di Rebel rebel? Post punk sposato col rock'n'roll, in un equilibrio che ha fatto la fortuna e la fama di questa bellissima canzone. Abbiamo però poi Fame, la celeberrima Heroes (con la collaborazione di Brian Eno e involontariamente dei Kraftwerk, che diedero molto alla famosa "trilogia di Berlino" di Bowie), con un suono già new wave, anticipatore e innovatore nel 1977. Più andiamo avanti col disco più ci inoltriamo negli anni '80, con Under pressure, con i Queen. Il brano è sicuramente uno dei migliori sia del gruppo di Freddie Mercury sia del protagonista di questa recensione. Cadute di stile con Let's dance, più pop e che non aggiunge nulla ai miglori pezzi di Bowie già nominati poco fa. Troviamo anche China girl, gradevole, una ballabile Modern love e soprattutto This is not America, con Pat Metheny e il suo gruppo, con una fusione jazzistica. In definitiva un album che non può mancare per il peso storico che questi brani hanno indiscutibilmente, ma l'alternarsi di capolavori a pezzi dimenticabili non è sicuramente un pregio per questa raccolta.

Duck Luca