EARTH, WIND & FIRE- THAT'S THE WAY OF THE WORLD

Gli Earth, Wind & Fire (EW&F) sono una band funk composta da afroamericani (molto spesso una decina, anche se la formazione sono molto variante nel tempo), ha mosso i primi passi alla fine del 1970 ed è ancora in attività Li possiamo ricordare per hit storiche come September, Fantasy, Can't hide love, After the love has gone, tra i brani più significativi della disco-music di fine anni '70. Ma gli EW&F non sono solo fenomeno da discoteca retrò, ma anche un'ottima band fatta di ottimi musicisti, grandissimi cantanti e geniali intuizioni. That's the way of the world (pubblicato nel 1975), il loro album svolta, ne è la prova e rappresenta il salto dai lavori più incompleti e inesperti ai grandi classici. La versione che recensisco contiene alcuni brevi b-side, che verranno analizzati brevemente a parte. Singolo trainante di questo album è Shining star, che apre il disco, ma se il suo successo è stato uno dei maggiori di tutta la trentennale carriera del gruppo, i suoi striminziti 3 minuti sono abbastanza lontani dalle migliori atmosfere. Quindi un successo con qualche buono spunto, ma niente di più. Tutt'altra cosa è la title track (forse il migliore brano mai da loro prodotto), dove il falsetto si stende su delicate sonorità groove e funk. I cori spettacolari, la leggerezza delle parti strumentali e la voce di Maurice White si amalgano perfettamente, un capolavoro. Segue con la più ritmata Happy feelin', falsetto accompagnato da chitarre funky, sax, percussioni coinvolgenti (addio alla concezione di semplice accompagnamento). Molto bella Si prosegue con la ballata All about love, che non raggiunge i livelli della title track ma si fa notare, per il finale in cui la bravura del cantante domina su tutto il resto. Classico e simile a Happy feelin' il seguente Yearnin' learnin', ma non aggiunge niente di particolare. Tutt'altra cosa è Reasons (che Mario Biondi, recente artista soul con buoni risultati discografici, ha messo come uno dei pezzi "da salvare"), in cui il falsetto sperimentato in That's the way of the world raggiunge livelli ancora più alti. La musica è dominata dagli archi e dalle trombe, un altro capolavoro. E dopo un tripudio vocale ci si prende una pausa con la strumentale Africano, dove la delicatezza del flauto iniziale lascia il pazzo a percussioni martellanti, chitarre e trombe, in un ritmo incalzante perfettamente scandito anche dalle incursioni dal sax. Chiusura, quasi da manifesto del disco, con See the light, che ripercorre buona parte di questo album, con classe . I brani aggiuntivi sono considerabili come reprise, a eccezione di Caribou Chaser (Jazzy jam), con dominio assoluto del piano, molto jazzistico. Da ricordare anche la versione latina brevissima (1 minuto e mezzo) di That's the way of the world, divertente. All about love viene invece resa più breve e acustica. Un album essenziale