ECHO AND THE BUNNYMEN- SIBERIA

Nel 2004 i Coldplay pubblicano A rush of blood to the head, il loro 2° album. Il leader e cantante dichiara "ci siamo ispirati agli Echo and the Bunnymen". Nel 2001 i Simple Minds pubblicano il loro album di cover, Neon light e ripresentano Bring on the dancing horses, una canzone degli Echo and the Bunnymen. A questo punto una domanda sorge spontanea, sti Echo and the Bunnymen, chi sono? Sono una band di Liverpool, nata nel 1978 e una delle principali influenze della sfera musicale britannica (e scozzese) di quel periodo, lo sono ancora, certo per alcuni. Il loro successo comunque non sarà per nulla comparabile ad altre formazioni sul genere (i Simple Minds, ma soprattutto gli U2). Così dopo una carriera abbastanza buona e una fine nel dimenticatoio, finiti gli anni '80, Ian McCulloch, il leader della band, che si dice dotato di un caratteraccio non comune, decide di riunire tutti, sfruttando il momento favorevole, per provare a tornare in pista. Nascono quindi Evergreen (1997), What Are You Going to Do with Your Life? (1999), Flowers (2001) ma soprattutto Siberia (2005). Sentendo appunto l'ultimo, che è qui recensito, si può dire che i Coldplay non si sono ispirati a caso e Siberia risulta quasi una risposta di questo vecchio gruppo, desideroso di riconquistarsi un posto in classifica, all'ombra di chi a loro si è ispirato. I parallelismi tra i due album ci sono e forse anche per questo Siberia non è così riuscito, le due voci sono simili (beh, quella di McCulloch senza il falsetto) e anche molte idee. Idee che però potevano essere rese meglio, All because of you days, uno dei pezzi migliori, è trascinato fino alla noia di quasi sei minuti, spezzando l'incanto della ballata. Così anche il finale della ritmatissima e rockeggiante Parthenon Drive, poteva essere accorciato, per passare più agilmente alla traccia successiva. L'unico pezzo da 5 minuti che riesce a non annoiare è infatti la seguente In the margins, con un ritmo più lento ma ancora pieno di chitarre elettriche. Più da U2 ultima maniera, quelli di Vertigo per intenderci, c'è Of a life (quasi 4 minuti, per la cronaca), abbastanza riuscita. Sguardi al passato della band con Make us blind, il cui ritornello poteva benissimo essere trasportato dagli anni '80. Rimane comunque lo stesso vizio della 2° parte del decennio, con il finale trascinato fino alla nausea. Chris Martin allo stato puro per Everything kills you, ma All because of you days basta e avanza, questa canzone infatti ne ritraccia i confini, cambiando molto poco. Beh c'è spazio anche per le origini di un vago post-punk con la title track, ma siamo lontani dall'inventiva degli anni d'oro degli Echo and the Bunnymen. Più interessante è la quasi strumentale Scissor in the sand, un pezzo forte e coinvolgente, un rock non inquinato dalle influenze brit-pop. Pop che trionfa con il finale di What if we are, non male. Il singolo è comunque Stormy weather, che rimane uno dei migliori episodi del disco, un brano divertente che ricorda i REM di Green, reilaborati e non copiati, questo è l'unico vero consiglio ed è anche l'unico brano ad avere trovato spazio nel best del 2006 (More songs to learn and sing). Quindi questo album Siberia non è poi così male, ma sicuramente poteva essere fatto di più, l'impressione finale quindi è di un buon disco ma che ormai (come forse tutta la band) ha fatto veraente il suo tempo. Fuori rece: so che Echo è la batteria, uno dei bunnymen però è sicuramente Elion