FRANCO BATTIATO- MONDI LONTANISSIMI

I lavori che seguirono lo storico La Voce del Padrone sono sicuramente molto inferiori al capolavoro, ma anche a diverse altre produzioni di Franco Battiato degli anni '90. Ma prima che il cantautore siciliano passi alle sinfonie, alle sonorità classiche abbiamo un altro grandissimo album. Mondi Lontanissimi, del 1985, rappresenta il secondo punto più alto del Battiato pop, ci sono voluti 4 anni e due album mediocri ma il risultato è sicuramente apprezzabile. Appaiono lontanissimi anche gli equilibri synth pop de La Voce del Padrone, qui più rappresentati da un pop sempre sintetico ma meno sperimentale. Lo sentiamo in Via Lattea, in cui il ritmo, più lento e calmo, è scandito dalla batteria, molto '80, e la musica che vede in scena gli archi. Il testo ci parla di viaggi spaziali, galassie, più comprensibile del solito. Più veloce e scintillante Risveglio di primavera, mentre più elaborata No time no space (uno dei singoli), in cui Battiato torna all'inglese. Brano meno celebrato e più retrò Personal Computer, con finale elettronico. Quasi stesso discorso per Temporary road, in cui troviamo anche la chitarra elettrica, sarà una delle ultime apparizioni per anni. Riedizione poi de Il re del mondo, canzone già presente ne L'era del cinghiale bianco, in sonorità più commerciali, meglio la versione originale. Singolo di lancio invece la bellissima Chan-son egocentrique, synth pop di gran classe, è stato, insieme a Voglio vederti danzare, uno dei pezzi più celebrati del cantante. Classico invece I treni di Tozeur, tre minuti di buona musica tra nostalgia, paesaggi tunisini e ferrovie. Chiude però quello che è il miglior brano dell'album, L'animale. Qui nessuna traccia di elettronica, dominano gli archi, nella lotta degli esseri umani tra ragione, sentimenti e istinto. L'album quindi non ha cadute in basso, tutti buoni brani, cosa che, fino a L'Imboscata del 1996 (con una sola parentesi, ma è un'altra storia) non sentiremo.