GARBO - Giallo elettrico


copertina album

La prima cosa che viene da pensare vedendo il retro di questo album è sicuramente "Cazzo! Un cd con 20 canzoni nuove?!". Per la maggior parte infatti degli artisti rock e pop trovare album con un così alto numero di brani è difficili. Ma ascoltando si scopre che questo Giallo Elettrico, ultimo album (se escludiamo l'appena uscito Congarbo, tributo) dell'artista lombardo uscito nel 2005 e secondo della "trilogia dei colori", come annunciato da Renato Abate stesso (che aveva già pubblicato il bellissimo Blu), è composto da due parti: la prima sono le "scene di vita quotidiana", di pochi secondi, per dare un tocco urbano, metropolitano a questo album. La seconda però è chiaramente la musica vera e propria, la canzoni. Naturalmente noi analizzeremo la 2° parte, senza grandi riferimenti alla 1°, che si presenta come un insieme di intermezzi che creano solo atmosfera; non male, comunque. La musica è new wave, elettronica, e questo ci ricollega al filone di recensioni di cui mi sto attualmente occupando. Si parte con Giallo, divertente divagazione synth pop con tocchi di Battiato (si vedono riferimenti, come mi fece notare Manolo, a Centro di gravità permanente, ma la canzone non è assolutamente copiata). Una voce robotizzata non troppo chiara, che non stona con il resto ma assolutamente meglio l'originale. C'è poi Io e te, decisamente più dance, brano molto riuscito, con un ritmo ben scandito quasi da techno. Si continua con Amanti, dalla bellissima intro elettronica, viene creato quindi un pop in bilico tra i riferimenti anni '80 (che non hanno sapore di revival, fortunatamente) e modernità. Saltiamo Io non miglioro, trascurabile per passare al primo singolo, che ha ottenuto solo il successo necessario a far conoscere a me Garbo: Onda elettrica. Sicuramente il capolavoro dell'album, più riuscita ritmicamente, vocalmente e strumentalmente. Tra anticonformismo, dote naturalissima del milanese, magnetismo ed elettricità, anche il testo non è niente male. Meno lampeggiante è invece Garbo (titolo mai capito ), che si segnala per il ritmo lento, meccanico e irreale, la voce è quasi un pugno allo stomaco da tanto che è stravolta e robotizzata. Lasciamo stare anche Settimo senso, picco in negativo, per trovare sonorità che Robbie Williams ha riproposto in Rudebox, la canzone è Andarsene, gradevole. Infine arriva Forse, il secondo capolavoro, meno elettronica (si vede la chitarra acustica all'orizzonte), più dolce e lenta, ma anche surreale. Il disco nel complesso è bello, ha anche il pregio di riproporre un po' di new wave nel 2000, ma comunque non essenziale per conoscere Garbo.

Duck Luca