PADDY MCALOON- I TRAWL THE MEGAHERTZ

L'esordio dei Prefab Sprout fu nel 1984, l'epoca scintillante della sperimentazione, della new wave, dei synth era al tramonto infatti, anche questo gruppo, ne fece un uso molto diverso da quello udibile solo due anni prima. Si ritorna così a un pop più semplice, acustico e forse meno attraente. I Prefab Sprout erano uno dei gruppi migliori, anche per la bravura del leader e cantante Paddy McAloon, in qualità di autore sia delle musiche che dei testi, in gran parte dei casi. Non si sa se l'avventura di questo gruppo si sia conclusa con l'ultimo album The Gunman and other stories del 2001, ma nel 2003 McAloon intraprese la carriera solista. Molti si aspettavano brani simili a quelli del gruppo ma in realtà non fu così quando Paddy McAloon, nel 2003, pubblicò I Trawl the Megahertz. Il disco infatti è praticamente strumentale, dominato dai fiati e dagli archi, con qualche tocco di synth e voci molto spesso narranti. In tutto questo album domina la suite iniziale di 22 minuti I Trawl the Megahertz, con una tromba malinconica e quasi surreale, il pianoforte appena accennato in qualche momento e una voce femminile, distaccata dalla musica. Un brano mastodontico, lento e pesante, ma quasi perfetto. Atmosfere diverse con Esprit de Corps, con una sezione di archi molto più movimentata, che ricorda un po' la musica medievale da colonna sonora. Più leggero della suite iniziale, rimane comunque un grande pezzo. Sentiamo anche la batteria nella seguente Fall from Grace, con delicatezza e ritmica accennata, forse comunque più monotona del resto del disco. Tromba quasi alla Miles Davis per We were poor, brano meno incisivo e forse più sperimentale, interessante. Molto dinamica Orchid 7, con effetti orientaleggianti e continui, gli archi dominano tutto il sottofondo, mentre i fiati si limitano a una presenza esclusivamente di contorno, molto soddisfacente. Giocosa e quasi jazzistica I'm 49, dove torna il reading, la sensazione finale però è che si poteva completare meglio. Toni più melodrammatici e fastosi per Sleeping rough (l'unica con la voce del cantante) e Ineffable, brani pomposi e ottocenteschi. Finale con But we're happy... un'ottima chiusura tra la marcia e il ritorno delle particolarità degli altri brani importanti, soprattutto la suite iniziale. I Trawl the Megahertz è quindi un disco atipico, anacronistico ma molto bello, una prova di classe per quello che, già da quando si occupava del pop, era un grande compositore sia di testi che di musiche.