PET SHOP BOYS - INTROSPECTIVE

Il pop senza le canzoni, la linea di confine tra musica leggera e disco, unire l'utile al dilettevole, far ballare senza risultare banali, inseguire un progetto senza rinunciare alle classifiche. Pet Shop Boys: il duo d'oro del pop britannico, capace di tirare fuori dal cilindro gioielli di pop-dance, rimanere su livelli qualitativi (a parte nella seconda metà degli anni '90) di spessore, firmare un capolavoro, Behaviour. Introspective è un album del 1988 ed è uno degli ultimi sussulti della qualità degli anni '80, quasi un'ora di musica in soli 6 brani, ricchi di momenti strumentali, variazioni sul tema, lunghe introduzioni. Tastiere scintillanti, citazioni, divertimenti, il lavoro certosino su tutti gli effetti sonori ha firmato quello che è il secondo apice della carriera dei Pet Shop Boys, il primo per quanto la riguarda la loro componente più ballabile. Brani come Left to my own devices non sono solo divertenti, leggeri, costruiti con precisione, ma rimandano a un immaginario che valica il pop, valica la banalità, presentando Che Guevara e Debussy a bersi una tazza di tè. Il gusto tipicamente britannico, il senso della misura (che purtroppo si trova sempre meno in musica) si ripete anche in a I want a dog, che non eccede nel momento di pianoforte, nè nel fiato che segue, confeziona una base ritmica modello e la serve sul piatto d'argento. Segue Domino dancing, considerata da molti uno dei momenti più pacchiani del duo. E' assolutamente vero che il pezzo non è fatto altro che per ballare, con un ritornello che si inserisce nel modello classico anni '80, ma le particolarità (i richiami a ritmi latini, la chitarra acustica, la tromba, la distorsione) mostrano come i Pet Shop Boys sappiano non essere mai banali, nè pacchiani. Il medley Always in my mind-In my house (questa seconda parte verrà tralasciata nel singolo) torna su questo discorso, presentando la riedizione di una popolare canzone americana, lustrata, plastificata e sintetizzata, con un gran lavoro sui bassi, modificando progressivamente l'esecuzione. Chiude il meglio: It's alrigt. Coro, tastiera, duetto, forma canzone e rientri del coro per iniziare. Si prosegue con un approfondimento della canzone, con gli archi, i bassi, i momenti strumentali. Il tema di sottofondo è lo stesso, quello che varia è il contorno, fino al gran finale, con la dolcezza e il ritorno del coro. Un'opera dance vera e propria, che chiude uno dei dischi più godibili degli anni '80. Da non perdere, questo e il successivo.