PHILIP GLASS - SYMPHONY NO. 4 "HEROES"

Il passaggio da Bach a Bowie è così lontano come sembra? Hanno in comune solo l'iniziale? Sono categorie diverse, la musica colta del '600 e quella più popolare del '900, un compositore, un matematico e una pop star. Dobbiamo introdurre una nuova parola: byte. Il più grande cambiamento del '900 è sicuramente questo: l'introduzione dell'elettronica, del computer, dei sintetizzatori all'interno della musica, con risultati sorprendenti. E' il sottofondo di Bowie nelle sue opere principali, ma anche la nuova frontiera di molta musica colta (con Terry Riley ad esempio, ma anche con la collaborazione di Steve Reich in remix delle sue opere). E' questo il punto di contatto tra la musica classica e la musica rock, tra Bach e Bowie: il byte. Philip Glass è da sempre attento sia ai fenomeni rock sia alle nuove frontiere elettroniche dei suoi contemporanei (che formano di fatto il trio d'oro del minimalismo) e negli anni '90 crea due opere molto originali, due sinfonie. La prima si chiama Low, la seconda "Heroes", come gli album di David Bowie del 1977, due capolavori del connubio tra rock e elettronica, nella famosa trilogia di Berlino, prodotti con il guru Brian Eno al fianco e con i Kraftwerk come utopia davanti. Il geniale autore di opere come Music for twelve parts e Einsten on the beach, si trova a rileggere degli album di 40 minuti, frammentandoli e ricomponendoli, per creare opere completamente nuove. La "Heroes" Symphony (io ce l'ho nell'esecuzione di Marin Alsopp e l'orchestra di Bournemouth, pubblicata dalla Naxos) si segnala quindi come estrazione del senso estremo dell'opera del Duca Bianco, ripresentandola in 6 movimenti che prendono chiaramente dalle canzoni. La title track "Heroes" viene rielaborata partendo dalla sua linea ritmica, scordando completamente le parti più famose, in un ciclo di fiati e archi, con la ripetizione come elemento fondamentale. Abdulmajid si prende alcune sonorità di The secret life of Arabia creando un movimento esotico e vario. Sons of the silent age è quella che forse mantiene maggiormente le proprie parti salienti, riconoscibilissime, sorrette da una delicata sezione di archi. Neukoln e Sense of doubt vengono stracciate da V2 Schneider, forse una delle riletture più curiose. Mantenendo inalterata la struttura sincopata dal brano originale, Glass mette in scena un movimento sincopato, probabilmente anche quello con maggiori richiami alla tradizione minimalista. Il "ritornello" originale (è già difficile parlarne nella canzone del '77) viene presentato all'inizio, quasi una dichiarazione di intenti e un ricordo della base di partenza. Philip Glass in un'opera sottovalutata ci ricorda quindi l'importanza della musica rock, a dispetto di ambienti snob relegati nella campana di vetro inviolabile della musica colta. David Bowie e Brian Eno sono due compositori.