PREFAB SPROUT - THE GUNMAN AND OTHER STORIES

Dopo 4 anni da Andromeda heights (disco che uscì 7 anni dopo Jordan the comeback), nel 2001 uscì l'ultimo album dei Prefab Sprout, gruppo semisconosciuto, almeno in Italia, del pop inglese. Capitanati da Paddy McAloon, sono stati uno dei capisaldi di certe sonorità tra anni '80 e '90 e una delle band più interessanti del periodo. Ma questo tra il 1985 e il 1990, e poi? Paddy McAloon si era dedicato a scrivere canzoni per altri (ricordiamo una su tutti Cher) e da parte del gruppo ci fu un lunghissimo silenzio interrotto solo da Andromeda heights, disco buono sì, ma del tutto inferiore ai precedenti. Al momento, se si esclude I trawl the megahertz del solo McAloon, The Gunman and other stories è l'ultimo album del gruppo, quindi un disco delicato da analizzare e recensire. Quello che è notabile fin da subito è il ritorno alle sonorità country che, nei dischi precedenti, affioravano solamente in brevi intermezzi. Brani come Cowboy dreams, apertura in pieno stile americano con tanto di banjo, ne sono il massimo esponente, ma anche The streets of Laredo. Un'altra è la condizione vocale, la voce infatti è molto migliorata rispetto alla versione acuta di Andromeda heights, con un timbro più caldo e maturo. Vocalmente è probabilmente il disco migliore di tutta la carriera dei Prefab Sprout, ma per altri versi ci sono diverse lacune. A cominciare dalle ballate, presenti sì ma alcune fotocopia dell'altra, se I'm a troubled man è chiaramente affascinante, le seguenti (in particolare Love will find someone for you) risentono parecchio della monotonia. Si salva solo il finale dolcemente rockeggiante di When you get to know me better. Anche di pezzi come Blue roses o Farmyard cat non se ne sentiva il bisogno, l'effetto che ne viene fuori è quello di un riempitivo per raggiungere le 10 tracce. Non ce n'erano proprio delle altre? Forse, a giudicare l'album di Paddy McAloon da solista, no. Altri pezzi come Wild card in the park, basata sull'alchimia pianoforte-sax, in uno stile che i Prefab Sprout hanno vissuto ben poco, ben saldi sulle loro basi di chitarra acustica e soprattutto The Gunman risollevano l'album. Quest'ultima canzone è quella scritta nel 1995 per l'album It's a men's world di Cher. La versione qui presentata è completamente diversa, lontana dall'epicità della cantante americana ma ricca di un'atmosfera decisamente più artigianale e rock. Gli 8 minuti e 40 di durata si suddividono in lunghe parti strumentali (archi, chitarra elettrica e acustica) e in pezzi cantati, in una miscellanea coinvolgente e drammatica. Il principale difetto di quest'album è probabilmente il salto di qualità tra questi livelli e le punte di mediocrità dei brani minori. Se questo sarà l'epitaffio dei Prefab Sprout, forse era meglio concludere con Jordan the comeback, il loro capolavoro d'ambizione. Ma sono speranzoso sul sottovalutato cantautore che ha regalato così tanto alla musica.