ZUCCHERO - CHOCABECK

A 4 anni dal precedente Fly, non possiamo certo dire che Zucchero abbia abbandonato le scene. Tra il tour promozionale, alla pubblicazione del secondo Best of, al secondo tour, con conseguente album live, tutto condito da singoli-cover passati in radio, Zucchero ha fatto tutto fuorchè chiudersi in studio. Ma, con mia sorpresa, Chocabeck è uscito il 3 novembre 2010, preceduto dal singolo E' un peccato morir (già balzato ai primi posti delle hit parade italiane, ma ci ritorniamo) e dalla spiegazione del significato di questo titolo bizzarro (è un'espressione dialettale che sta per "far schioccare il becco", come quando non si ha nulla da mangiare in mezzo), accompagnata da interviste sul ritorno a casa del cantautore e soprattutto dall'elenco degli ospiti, De Gregori, Iggy Pop, Bono, Brian Wilson e Pasquale Panella, che già collaborò con lui ai tempi di Bluesugar. Saranno gli ospiti, sarà il ritorno nella campagna emiliana, ma i nuovi pezzi sono sorprendenti. Se già avevo licenziato il primo singolo come una ciofeca, per la monotonia della melodia, il solito testo bucolico, ho potuto invece apprezzare il resto di un disco solido, piacevole e soprattutto ispirato. Quei barlumi di luce che si vedevano nel precedente Fly qui vengono ripresi e sfruttati, in 3 poderose ballate, che fanno entrare l'ascoltatore nel Chocabeck di Zucchero: Un soffio caldo, Il suono della domenica e Ragazzi d'estate. Il secondo in particolare è un pezzo degno di comparire insieme a Diamante, Hey Man o Menta e rosmarino, per intensità e particolarità. C'è chi parla di folk al posto di blue's, di abbandono di bassi e batterie, ma io guarderei più alla sostanza delle melodie, coinvolgenti e calde. Chocabeck è un disco lento, riflessivo, che si lascia pochi spazi a momenti ballabili (presentissimi in Shake, ma ben rappresentanti anche Fly), molto simile per certi al vecchio Bluesugar, somiglianze che si manifesta in Oltre le rive o in Alla fine, ma con echi a tutta la carriera del cantante: Un uovo sodo è un percorso che riporta quasi a Ridammi il sole. Ci si può muovere un po' con Vedo nero, ma è sempre una danza popolare, i cui difetti stanno nella modernità e nella classica formula da singolo danzereccio di Zucchero (con il solito testo non-sense), ripetuta ormai da anni. Molto meglio la title track, con la partecipazione di Brian Wilson, che disegna i suoi classici cori. Chokabeck è il miglior album di Zucchero da 12 anni, una botta di vita o un canto del cigno, come volete, ma un signor disco tra i più inaspettati di questo 2010.