BAUSTELLE - SUSSIDIARIO ILLUSTRATO DELLA GIOVINEZZA

I Baustelle registrano “Sussidiario Illustrato Della Giovinezza” nel 2001 con la formazione che vede Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini più un altro storico fondatore del gruppo insieme al Bianconi: Fabrizio Massara. Parallelamente, mentre altri colleghi cercavano di lavorare sulle chitarre distorte, quindi mentre il rock stava sempre più sciupandosi per parlare sempre più di stronzate sessuali, il gruppo di Montepulciano (Siena) pubblica un album pop-rock, con la prima venatura che prende il sopravvento, con contorni elettronici che aprono alle sperimentazioni dei lavori successivi. Apre il lavoro “Le Vacanze Dell’Ottantatrè”, un brano elettro-pop che parla di un tradimento durante vacanze che “sembravano sintetiche”; è un po’ la prima delle tante preoccupazione sulla diffusione delle droghe pesanti soprattutto tra i giovani. Ma non è snobismo, è in linea di massima un album bohème, che guarda la borghesia dall’interno ma dall’alto. Il singolo “Noi bambine non abbiamo scelta” sulle adolescenti ingenue (le bambine appunto) che tengono relazioni con uomini che ne fanno usa e getta, come se queste non avessero altra scelta ma in realtà è solo questione di togliersi il paraocchi e “ricostruire” un certo tipo di condizioni sociali. Sulla stessa scia si muove “Musichiere 999” che nel ritornello recita “Build the modern chansonnier” e Bianconi ne è il perfetto ritratto con questo distaccamento dalla scena italiana di massa e alternativa. C’è spazio anche per la morte, come in “Sadik” ispirato da alcuni film di Lucio Fulci, “Martina” che parla di una ragazza dolce ma pronta a ridere di chi viene ferito (forse anche solo sentimentalmente) da lei, e “La canzone del riformatorio” dove il tema della morte è anticipato dal sesso maniacale: Virginia, una ragazza liceale, forse inconsapevolmente attrae a sé il protagonista con un gioco di sguardi, lui ne è ipnotizzato e la voglia di sesso degenera nel tentativo di uccisione di Virginia durante un rapporto; dal riformatorio scrive questa storia in cui esprime il proprio pentimento e si chiede cosa sarà del loro “amore” e di lui una volta fuori. “Gomma” è forse il brano più rock del Sussidiario, colpisce molto la frase “Potrei scambiare i miei ‘le ore’ con te? Tremavo un po’ di doglie blu e di esistenza inutile, vibravo di vertigine, di leccalecca e zuccheri” per via della capacità narrativa di Bianconi (ma sicuramente non è l’unico esempio) nel descrivere certi stati di eccitazione, e non solo. L’amore è un tema trattato prima romanticamente e poi in forma morbosa: “Io e te nell’appartamento” è un discorso di un amante morboso che confessa le sue deviate voglie di chiudere la ragazza in questione, che dicono essere sguattera, nel proprio appartamento per consumare un rapporto che “la gente non capirebbe mai”. “La canzone del parco” (in cui il cantato sillabato svolge il fondamentale ruolo di esprimere la quasi titubanza dei due soggetti) sembra quasi evocare un dipinto di due innamorati che in un parco sono abbracciati su una panchina e sembra che tutto il contesto non importi; ma invece a narrare la storia è proprio un vecchio albero del parco che da spettatore assolutamente insospettabile guarda questa scena e si chiede “A che cosa pensano questi umani fragili? A che cosa servono i miei rami stupidi? A che cosa servono se mi lascio prendere da pensieri inutili? Posso solo esistere in eterno vivere senza avere gli attimi degli amanti giovani. A che cosa pensano questi umani fragili?”. C’è bisogno di spiegarla?? Il bello che i Baustelle iniziano a mostrare già dal Sussidiario è che sentimenti truci e perversi come quelli citati sopra possono essere espressi con una vocalità dove non è molto importante l’intonazione ma dove la carica emotiva può essere molto morbida. È semplicemente il parlare di storie che nella nostra società accadono e che non vediamo qual è il motivo per cui non debbano essere narrate. Un plauso ai Baustelle.