COLDPLAY - A rush of blood to the head


Nel panorama della musica internazionale esistono anche i cosiddetti cantanti politici, che svelano apertamente il loro credo politico per ragioni misteriose (forse pubblicitarie?). In questa categoria ci sono i Coldplay. Questo è il loro secondo album: A rush of blood to the head che li ha consacrati nel mondo musicale. Un ottimo album non c'è che dire almeno per la musica, a metà strada tra le melodie quasi stanche e trascinate di Parachutes e il rock U2esco del nuovo X & Y. Il prodotto è molto gradevole. Possiamo ricordare la triste The scientist, dove il pianoforte accompagna la triste voce di Chris Martin rendendolo un pezzo lento e gradevole. Di tutt'altro impatto le seguenti Clocks e Daylight. La prima, la migliore dell'album, il singolo che li ha resi famosi grazie all'accordo iniziale sempre con un classicissimo pianoforte. Lì però si fanno vive le chitarre elettriche, la batteria e si assumono tinte sul rock. Sulla stessa linea Daylight e A whisper. Il finale ci regala due brani che considero tra i migliori, il penultimo, A rush of blood to the head che richiama The scientist ma fondato sulla chitarra acustica e la batteria (una dopo l'altra). Amsterdam invece, pezzo forse non così caratteristico, direi forse orecchiabile (nel senso pregiato del termine) anche questo da gustarsi subito. Un riassunto globale è difficile darlo soprattutto per chi non l'ha mai sentito. Ma sono i migliori Coldplay nella loro carriera