COLDPLAY - Parachutes


Ai Coldplay l'onore della mia seconda recensione per un album di un'artista già trattato . Questa volta è di scena l'album d'esordio, Parachutes, dove si risente dell'esperienza e si trovano tracce un po' da rivedere ma contiene anche brani esaltanti. Uno di questi è l'inizio, Don't panic, musica accennata, acustica, due minuti intensi ma troppo pochi... Più lunghe ma meno pregiate Shiver e Spies. Le tre tracce seguenti però raggiungono l'apice e il livello più alto. Il basso e la chitarra regnano sovrani in Sparks, io griderei al capolavoro per l'emozione che suscita l'insieme di questo brano ma forse è eccessivo. Yellow...dopo un introduzione troppo semplice sale fino al ritornello e alla 2° strofa dove si aggiungono cori e i caratteristici assoli. Grandissimo pezzo. L'unico singolo, credo, è Trouble, tipico brano di Chris Martin & Co. con pianoforte, voce regnante e sottofondo rock. Viene da pensare che le seguenti ricalchino il modello collaudato con cui è arrivato il successo? Mah. Parachutes è semplicemente invece un'introduzione all'album stranamente inserita al numero 7, su soli 40 secondi non c'è molto da dire. Il finale non ci riserva molte sorprese purtroppo, tracce abbastanza monotone di assoluto contorno, a parte l'ultima che si salva ancora. In defintiva una prova superata sì e no, servirà davvero A rush of blood to the headper confermarli come artisti di livello.