CUT COPY - ZONOSCOPE

Attendevo con ansia il nuovo album dei Cut Copy, perchè il gruppo australiano ha dimostrato, nei suoi ormai 10 anni di attività un notevole talento. Il loro pregio maggiore è quello di coniugare uno spiccato talento melodico puro, di canzoni che funzionerebbero in ogni caso, con gli ottimi arrangiamenti elettronici. Quella dei Cut Copy non è solo dance, electro-pop o elettronica, è una musica che usa i sintetizzatori come mezzo, non come fine della loro produzione, verso obiettivi più alti. Se il primo album, Bright neon love del 2004 era decisamente acerbo (ma già in Saturdays si intuivano le potenzialità), il secondo, In ghost colours del 2008, era un ottimo disco poliedrico, che presentava tantissimi dettagli con una continuità impressionante, prendendo in prestito idee dai Kraftwerk, dalla new wave, dagli Human League, fondendo il tutto e rendendolo omogeneo. Ma l'album più difficile è il terzo. Perchè nel primo ci sono tutte le scusanti, il secondo può essere un inizio serio, ma al terzo non si può più sbagliare, ormai il gruppo è maturato. Tre anni dopo In ghost colours arriva quindi Zonoscope, terzo album dei Cut Copy, preceduto dal "singolo" Take me over. Cosa è rimasto? Sicuramente il talento dei tre, la musica rimane coinvolgente e leggera, alternando i brevi momenti strumentali a canzoni vere e proprie come in In ghos colours, per dare continuità al disco. Cosa è cambiato? Zonoscope, per certi versi, è più impegnativo del predecessore, meno ancorato al vecchio e più tendente alle novità. Alisa intreccia chitarre elettriche, batteria e sintetizzatori in una morsa travolgente, come riusciva ai Simple Minds tanti anni fa. Corner of the sky è un calderone di ritmi e stili diversi (i cori, la ripetitività, le percussioni evidenti), Sun god chiude il disco con ben 15 minuti di elettronica, come una moderna Europe endless ancora più lunga (però senza quella classe che la rende un capolavoro, sia ben chiaro). Pharaos & Pyramids pare presa da un disco di The Juan MacLean, nei suoi momenti meno propriamente house. Ma il disco non è solo grandi progetti, i Cut Copy sanno ben restare con i piedi per terra e confermano benissimo di saper scrivere canzoni a presa rapida, come I need you now e Take me over, la seconda in particolare rimanda un po' a Feel in love da In ghost colours, ma con una spruzzata funky. E poi c'è Blink and you'll miss a revolution (che grande titolo), quasi posizionata a metà e racchiude al suo interno la vocazione dance, l'attenzione ai dettagli e il loro talento di maestri del pop e creatori di ritornelli. Il paragone con In ghost colours non si può fare, veramente due dischi grandiosi nelle loro diversità. Il 2011 comincia in un'ottima maniera.