DAVID BOWIE - LOW

Si è sempre detto che se le intuizioni e le innovazioni dell'elettronica tedesca sono arrivati al grande pubblico, parte del merito è di David Bowie. E' tutto vero, ci voleva un ariete di sfondamento per far sintetizzare tutta l'Europa e aprire gli anni '80. Poco importa che già si sentivano pezzi come Popcorn, Oxygene, la disco-music, quelle sono piccole cose rispetto alla ventata di suoni sintetici che ha invaso perfino le conservatorissime terre italiane. David Bowie era l'ideale per tutti: personaggio famoso, stravagante, con una carriera dignitosissima alle spalle e con amicizie altolocate. Il senso della trilogia di Berlino è questo: partire dall'elettronica tedesca, dal kraut-rock, dai Kraftwerk, dai Neu! per creare una musica nuova. Low (1977) è quindi il primo disco della celebre trilogia di Berlino del Duca Bianco, realizzato con Brian Eno e Tony Visconti in cabina di regia, un tridente da favola. Partendo da queste premesse si spiega facilmente la forte divisione in due del disco: la prima parte con un'elettronica sullo sfondo, con brani che si susseguono velocemente, che devono anche qualcosa al passato glam di Bowie (e all'album precedente, il sempre sottovalutato Station to station). La seconda parte è speculare alla prima: brani più lunghi, quasi puramente elettronici. Si può fare la storia della musica anche senza combinare tutto, senza un'idea di fondo (il famoso concept tanto caro al progressive rock), in 38 minuti di disco. Brani come What in the world, Be my wife, A new career in a new town sono l'anticipazione di quello che verrà, con chitarre elettriche, temi ricorrenti, tastiere che possono scintillare come creare essere ossessive. Dall'altro lato, dominano Warzsawa e Subterraneans, che procedono lente, maestose, con la voce di Bowie che se ne sta anche, volentieri, in disparte, per lasciare spazio ai suoni, al nuovo che avanza. E' quando scende in campo, però, che si hanno i momenti più drammatici e superbi dell'album. Un brano come Art decade non sfigurerebbe in Autobahn, anche se si sentono i 3 anni di differenza. L'incontro tra Londra e Dusseldofr non poteva che essere a Berlino, per gettare le fondamenta di una nuova stagione. E poi sarà la volta di Heroes, della new wave e benvenuti nel nuovo millennio, con 20 anni di anticipo.