DAVID BOWIE - HEATHEN

L'Area Musicale ha dato ampio spazio agli anni '90 di Bowie, con la coppia d'oro Outside ed Earthling, Black Tie White Noise e Hours. Proprio quest'ultimo è il passo falso più clamoroso, abbandonate le sperimentazioni di Earthling, con i suoi ritmi incalzanti, i suoi colori sgargianti, il ritorno di Bowie alla canzone pacata, romantica, è risultato senza verve, senza passione, un album da scartare. Anno nuovo, decennio nuovo, ma musica vecchia. Heathen, datato 2002, non sperimenta nulla, è bensì un ritorno al passato, con occhi alla trilogia di Berlino ma anche al periodo glam, mancano solo gli anni '80 (per fortuna). Bowie richiama Tony Visconti, storico collaboratore, torna ai vecchi sintetizzatori, per riprendere, dopo quasi 50 anni di carriera, un po' da dove aveva cominciato. La mossa è particolare, sebbene inflazionata, soprattutto per il Duca Bianco e dà origine a un album discusso, con chi lo ritiene l'ultimo colpo di coda del cantante e chi invece il prolungamento dell'insuccesso di Hours. Io sono sempre stato a favore di Heathen, che ci mostra episodi veramente convincenti, vedasi Sunday, il brano di apertura, che mette in mostra sia tutte le indubbie qualità del cantante, ma anche un uso grandioso delle tastiere, delle chitarre, in un brano solo apparentemente monocorde. Certo, non è paragonabile alle bellezze di Outside e Earthling, figuriamoci ai capolavori veri degli anni '70, ma bisogna apprezzare lo sforzo di tirare fuori ballate rock come Slow Burn, primo singolo trascinante. E' un Bowie che non si prende troppo sul serio, che si diverte, che confeziona pure un gioiellino pop (e gli Air non se lo faranno scappare) come A Better Future, con il dialogo di basso e tastiera, in una scintillante atmosfera sintetica. Il musicista tira fuori anche una canzone che avrebbe impreziosito molto anche Hours, come Everyone says Hi, un brano sornione, una melodia che si ricorda. Non mancano omaggi al passato, come I took on a Gemini Spaceship, di The Legendary Stardust Cowboy, show-man-cantante che fu chiaramente di ispirazione per Ziggy Stardust. Passi falsi ci sono, come Cactus, 5.15 The Angels Have Gone o Afraid, ma questo non pregiudica la tesi iniziale: Heathen è l'ultimo colpo di coda del Duca Bianco, un album quasi per fan, ma piacevole e ricco di episodi buoni.