GARBO - MANIFESTI

Chi segue l'Area Musicale conosce Garbo. Questo soprattutto perchè ne parlo io, di questo artista italiano più sconosciuto che di culto. Tuttavia ripercorriamo la sua storia: esordisce nel 1981 come spalla al tour di Franco Battiato e poco dopo confeziona il primo album: A Berlino va bene, che ottiene un discreto successo. La situazione favorevole sarà per tutti i primi anni '80 con i seguenti Scortati e Fotografie. Lo stile new wave del giovane cantautore tuttavia non dura e a partire dai secondi anni '80 comincia a mostrare i primi limiti, con l'album Il Fiume che otterrà qualcosa solo con la title track e successivamente con Manifesti, del 1988 contenente l'ultimo vero singolo: Extra Garbo. L'adattamento dell'artista ai nuovi tempi è molto scarso, Manifesti infatti toglie solo leggermente l'elettronica e lo stile post-punk dei primi successi, presentando una serie di brani in bilico tra la musica leggera italiana e la classica canzone alla Garbo. Altro punto debole dell'album sono i testi, ben rappresentati dal mezzo non sense di Extra Garbo, ma anche dalla banalità di Sere d'inverno e Shake it up (quest'ultima una risposta provinciale dell'italodisco con scarsi risultati). Detto questo musicalmente troviamo delle grandi cose, specie nella parte più leggera, come in E' Tardi, introdotta magnificamente dalla chitarra acustica. Buio Totale è una perla del firmamento della musica italiana, che farebbe invidia ai vari Ramazzotti, Carboni, Tozzi. Anche Sere d'inverno sfoggia un impianto strumentale di tutto rispetto, tra lieve batteria e tastiere. Extra Garbo si arrampica invece su trame sintetiche con incursioni più jazzistiche, ma senza grande successo. Manifesti sarà l'ultimo sussulto della popolarità di Garbo, che si isolerà sempre più negli anni '90 con album sconosciuti come Macchine nei fiori, 1.6.2. e Fuori per sempre, decisamente trascurabili. Solo nel 1997, con lo sperimentale Up the line e il ritorno in grande stile di Grandi giorni faranno sentire degnamente il David Bowie lombardo.