HERBIE HANCOCK - HEADHUNTERS

Herbie Hancock chi? Il pianista? Proprio lui. Lasciato un attimo il pianoforte, l'eccezionale Herbie Hancock, uno dei più grandi artisti jazz internazionali (sia da solo che in band, come al seguito di Miles Davis), si cimenta in una prova più sperimentale, innovativa e anche ascoltabile, in cui suona la tastiera, con elegante maestria. Headhunters è infatti un disco in cui il jazz si fonde col funk (un po' come con gli Azymuth, ma senza tutti i richiami latini) e l'elettronica, di grandissimo rilievo e influenza. Chitarra, tastiera, batteria e fiati per circa 40 minuti a grande ritmo, con il guizzo sperimentale di Chameleon, che da una sorta di composizione di variazioni sul tema spazia in improvvisazioni e virtuosismi. Ma anche con Watermelon man, in cui un surreale intro di flauto apre una melodia vagamente retrò riarrangiata. 10 minuti di delirio organizzato (mi si passi la citazione) per Sly, in cui l'inizio sommesso non fa trapelare quella che è un'esplosione di sax e chitarra funky e un finale, incredibile, di tastiera. L'ultimo brano, Vein Melter, è l'altra faccia della madaglia, con melodia e sperimentazione. Dal 1973 con innovazione, Herbie Hancock lancia un messaggio al futuro fatta di percussioni martellanti, sintetizzatori e strumenti nuovi. Messaggio che sarà raccolto, e sfruttato.