KRAFTWERK- Trans Europe Express


Sarà un'impresa recensire il capolavoro dei Kraftwerk ma mi sento in vena... Il tempo della sperimentazione per il quartetto di Dusseldorf è finito da parecchio, ora per loro è arrivato di consolidare tutta la loro esperienza e produrre qualcosa di speciale. Trans Europe Express (o Trans Europa Express, se lo volete in tedesco) è infatti il massimo toccato dall'elettronica tedesca, composto di soli 6 brani (più una piccola parentesi finale di nemmeno un minuto) intorno ai 6-7 minuti. Una sinfonia quindi dove spesso i temi ricorrenti si ripetono per tutti i 42 minuti del disco. Si comincia con delicati suoni acuti per Europe Endless, la grande apertura, brano più allegro degli altri e incantevole. Si prosegue con atmosfere più inquietanti e ricorrenti, dove anche la voce crea un mondo più cupo e spettrale, il titolo è The hall of mirrors, decisamente azzeccato. Sonorità meno futuristiche per Showroom dummies, molto vocale rispetto alle altre (non aspettatevi però strofe o cose simili). I due brani che seguono (Trans Europe Express e Metal on metal) si possono racchiudere in un unico pezzo robotizzato, si veda la voce metallica che ricorre con il titolo del primo brano. L'aria portante rimane inalterata, con aggiunte disparate nei 13 minuti risultanti, come l'effetto binario prodotto o i bip elettronici che ripetono la loro sequenza ossessivamente. Per calmare le acque arriva Franz Schubert, più delicata, gradevole ma forse noiosa, credo sia il meno del brano, anche se rimane a livelli molto alti. Si arriva così alla fine, la fusione tra la prima e l'ultima traccia e la chiusura con la voce artificiale che, con un'eco meccanico, ripete "endless". La chiusura dell'ipotetico cerchio del disco.