MARC ALMOND - ORPHEUS IN EXILE: THE SONGS OF VADIM KOZIN

La canzone d'autore non ha confini. In occidente possiamo trovare Gershwin, Cole Porter, Bacharach, Irving Berlin, in oriente si tende a conoscere molto meno, ma Marc Almond (ex leader dei Soft Cell, gruppo synth pop degli anni '80 come molti altri) ci ha riportato Vadim Kozin. Il tenore e cantautore di San Pietroburgo (1903-1994) ne ha passate di brutte: internato in Siberia (più precisamente a Kolyma) nel 1944 probabilmente per le voci sulla sua omosessualità, non sarà mai riabilitato dall'Unione Sovietica e perderà tutto. Rilasciato nel 1950, andrà a vivere nella vicina Magadan e tornerà per lo meno a scrivere canzoni. Marc Almond lo scopre durante un tour in Russia (inizio anni '90) e, dopo ben 15 anni dalla morte, pubblicando Orpheus in Exile, raccolta di canzoni di Vadim Kozin. Arrangiate con strumenti da musica popolare (abbondano le fisarmoniche, ad esempio), si passa da ballate intrise di malinconia russa (When Youth Becomes a Memory, Boulevards of Magadan) a pezzi maggiormente ritmati, sempre con il folk a farla da padrone (e qui è d'obbligo la citazione a Brave boy). Tutto risuona molto teatrale, molto operistico, tradendo le origini da tenore di Kozin, basta sentire Pearly night. L'interpretazione di Marc Almond rimane un po' sopra le righe, ma sicuramente l'iniziativa di recuperare questa voce fuori dal coro (sia musicale, sia in sensi maggiormente politici) dev'essere premiata.