REM - Eponymous


La carriera del gruppo di Athens si articola in due fasi, un oblio durato dalla nascita della band fino al 1988 (sotto l'etichetta IRS) e il resto che tutti conoscono come il grande successo. Eponymous è l'ultimo disco della carriera IRS prodotto poco prima di Green con il quale Michael Stipe & Co. sarebbero diventati famosi, l'album è una raccolta di singoli e di versioni alternative dei brani più significativi dell'era vintage. Le sonorità non variano molto, è un rock abbastanza semplice, lontano dalle evoluzioni dei REM dal '91 in poi ma asssolutamente ascoltabile e di buona qualità. Già da subito infatti colpiscono i brani come Radio free Europe, migliorato in quella che viene definita versione originale, è senza infatti una brutta alterazione della voce di Stipe. Anche Gardening at night (quasi cantato in falsetto però ) e Talk about the passion si segnalano come buoni biglietti da visita per l'album, una buona batteria e una chitarra elettrica tradizionale. Anche Don't go back to Rockville è di buona qualità, piena di influenza dal country e dalla musica folk americana. Il finale è comunque la parte migliore, 4 brani di grande spessore, la romantica e acustica Fall on me, il capolavoro The one I love con quell'urlo sovraumano che è il ritornello...la rabbiosa Finest Worksong e la celebrata It's the end of the world as we know it (and I feel fine), unico grandissimo successo dell'era IRS. Questo brano si segnala per il testo catastrofico, per la presenza dei primi cori di Mike Millis, altro membro storico del gruppo, che da lì in poi avrebbero arricchito tantissimo le melodie dei REM. L'album quindi nel complesso è di ottima fattura, se vi piaciono le sonorità del genere potrete anche gustarlo senza trovarlo troppo monotematico.