SIMPLY RED - Love and the russian winter


Nella biografia gia si parlò di uno degli album più controversi della storia del gruppo inglese, ora lo analizzeremo nel dettaglio. Narra la leggenda che faccia parte di un programma sperimentale voluto dalla Eastwest e che indirizzasse i Simply Red verso nuove strade, su questosi dubita fortemente e si crede invece che sia completamente opera di Hucknall e dei suoi due collaboratori Andy Wright e Gota Yashiki. Ma perchè sperimentale? Beh mai prima del 1999 (anno di uscita di Love and the russian winter)la band di Manchester aveva intrapreso strade dance, si erano infatti più stabiliti sul pop-soul che li caratterizza ancora oggi. I brani sono 11 alcuni memorabili altri proprio da dimenticare e forse questa è la causa dello squallido risultato discografico dell'album. Si comincia però con qualcosa di straordinario: The spirit of life, un brano misto di generi con entrate graduali degli strumenti e un effetto finale (con l'aggiunta del testo e della voce) da capolavoro: è sicuramente il brano migliore dell'album. Si prosegue con la dance vera e propria (che verrà ripetuta con Back into the universe) di Ain'that a lot ot love, canzone gradevole, molto commerciale. Your eyes è un'altra delle perle del disco, con un pop lento. Ma dopo una triade che poteva reggere la competitività del mercato discografico ecco che si sprofonda con tre canzoni che sfiorano l'indecenza passando per la mediocrità: The sky is a gipsy, Back into the universe e la ballata pop neanche molto riuscita Thank you. Accenni di ripresa ce li da la laconica Man made the gun ma la strada della decadenza è segnata, Close to you, More than a dream vanno dimenticate ed infine l'ultima (Wave the old world goodbye) non è niente di speciale. In definitiva l'album ci offre qualche momento gradevole ma solo pochi minuti di grande musica (solo la prima traccia) ed un resto da eliminare dalla memoria.