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POESIE DI MARCO AQUILA

‘OM SI' L’AUGEL DE’SUOI FIGLI SI CURA
‘Om sì l’augel de’suoi figli si cura
Sì io allo meo cor guardo e l’assecondo
E all’amoroso appel respondo
E l’amor si libra nell’aria pura

E la voce del meo cor mura e porte
Mari e monti veloce percorrendo
Lo meo sentimento tutto esprimendo
Al suo gentil animo giunge forte

Si scrivendo la nobil fame sazio
A lei volgendo lo meo d’amor pensar
Liberando l’alma da grave strazio

Ma dedicandole questo meo cantar
Nel cor mi resta un vuöto spazio
Por la mea impotenza d’assaporar
Cotanto amor]
A LETIZIA, MIA DELIZIA
Oh Letizia dalle enormi pere
Tanto invidio il figlio che avrai
Poiché il neonato dalle poppe potrà bere
Mentre io misero non potrò mai

Oh Letizia dai seni giganti
Nei quali tanto vorrei affondar
Per poi perdermi in quei meloni santi
E mai più da li tornar

Oh Letizia dalle belle tette
A cui il mio cuor tanto ambisce
Solo la mente ferma le mani grette
E l’impotenza tanto ferisce

Ma non esaltarti Letizia
È vero il tuo è un bel seno
Ma il mio è solo sfoggio di perizia
Poiché le mie rime non son da meno

E mentre canto questa mia poesia
Ricordo la tua voce a me tanto cara
E penso alla passione e alla mia bramosia
Non solo per te ma anche per Sara

Chi si accontenta gode
Mi pare giusto e sono schietto
Cosi dicendo non mi rode
Poiché con altre con gusto mi diletto

Qualche volta però ti penso ancora
E nei miei occhi c’è il tuo seno
Perché il mio cuore ogni ragione ignora
Anche se ciò che ho non è da meno
Continuavo a guardare le parole.
Potevo fingermi poeta o cantastorie.
Potevo credere nella mia fantasia.
Pensavo che dormire fosse impossibile.

E su quella pagina bianca
Fluiva dolce l'inchiostro, amaro.
Come se fosse poesia e immaginavo...
Come se fosse amore e immaginavo...

Odiavo senza passione i grigi.
Parlavo poco e poi molto senza convinzione.
Mi costruivo senza difficoltà la mia facciata.
La mia bandiera senza alcun colore.

Correvo quasi senza fretta o rancore.
Mi reputavo furbo e astuto e mai un dolore.
Solo io potevo stuzzicare la mia fantasia.
Nessuno poteva colorare la mia via.

Fingevo di non accorgermi delle ore
E delle piccole storie di ogni giorno.
Potevo pensare di essere capace di tutto.
Potevo viaggiare senza aver valigie.

E mai nella vita mi capitò
Di dire anche una sola volta
"Forse".
(dedicata a mio padre)
Sotto la penombra di una vecchia chiesa
Mi cullavo nel calore della giornata
Ed ero davvero convinto
Di poter spegnere la fiamma
Con una lama di coltello.

Non so se nel vento della mia coscienza
Ci sia stato qualche granulo di verità.
Ora è solo tempo di nostalgia
E di ricordi mai vissuti.
Del resto...che importa?

E so già che questi occhi
Si chiuderanno in una notte sorda.
E so già che il mattino verrà.
Inutile dire che la sveglia suonerà.
Impertinente.
(dedicata al mio amico fragile, Emiliano)
Addormentato dalle vostre opinioni
Mi trovai sonnambulo a dover scegliere
Tra una via e l’altra
E una luce rosa che diceva: “Vieni da me”

Cercai senza fortuna la forza di nuotare
Ma scalare una cascata era impossibile
L’ atleta e il dottore dietro di me mi spinsero
Verso una via che diceva: “Vincere”

Tra le luci della tecnologia
Non posso né dormire né svegliarmi
Né pensare né amare
Posso solo specchiarmi nelle immagini altrui

Vidi una strada senza nome e mi avvicinai
Stanco della frenesia degli atleti
Umiliato dalla presunzione dei dottori
Cominciai a camminare senza rimorso

Pensai che è bello aver perduto ogni cosa
E poter dire di sperare in una nuova vita
Immaginavo una luna alla fine della via
E un po’ di pane caldo e un amico

Pensavo a fiumi e acqua pura
E credevo di poter vivere di queste speranze
Volevo godere della nostalgia dei vecchi dottori
E poi guardare in faccia gli atleti stanchi

Immaginavo una donna da sedurre
Volevo finire una poesia con parole vincenti
Ma con il buio ero cieco
Senza acqua assetato

Ho sbagliato perché ho viaggiato troppo
Ho perso la strada del ritorno
Ho pensato di poter vincere la natura
Ma stavolta non ho rimpianti
E c’è chi s’intende di guerra
Ma non ha mai ucciso un uomo con le mani
Né lo ha mai amato

Qualcuno è in grado di prevedere la direzione del vento
E altri sanno danzare nell’aria
Ma quanti hanno mai danzato sui propri piedi?
Chi, tra voi, è mai stato polvere nel vento?

Molti hanno ancora la forza di credere
Anche nelle proprie bugie
Alcuni sono addirittura disposti a fallire
Per seguire le vostre fantasie

E al risveglio
La luce del sole sembra fioca
Per chi ha imparato
A viver cieco.
Passavano le ore
Dei rimpianti e dei futuri della gente
E chi lavorava e chi oziava
E io passeggiavo

Poi mentre il sole tramontava
Le persone sembravano tramontare anch'esse
Così il frastuono delle urla
Fece spazio al fruscio degli "arrivederci"

Allora ero il solo sulla via
E la solitudine fu breve
Rotta dalle parole di un ubriaco
Che seguiva la mia mente e diceva:

"Amico ascolta un tuo fratello impertinente"
"Ti ascolto" risposi "ma tu cos'hai da dirmi?"
"Nulla che sia mio o tuo o d'altri intelligenza"
Un ubriaco mi disse..

"Guarda come cadono le foglie
Osserva, fratello, come il fulmine colpisce
Infuochi e abbatta tutto ciò che vuole!
Uccida pure! Nessuna pena lo preoccuperà

Poi rammaricati per l'erba e i sassi
E concedi loro un po' di pena
E ancora rimprovera i tuoi piedi
Poi vai dove vuoi! Nessuno mai ti fermerà

Lo senti questo buon odore?
E' il fumo della tua Anima
Che si lamenta perchè sempre la interpelli
Ma Lei è pura e ignara, Lei non sa

E tu amico la chiami ancor più forte
Cosa urli, intransigente?
Da chi aspetti risposta, pensatore
Se domande non sai porre?

Lascia stare questi dubbi e ascolta me
La filosofia è da pigri, la poesia è da tutti
L'ideologia è da tristi, il partito è da ricchi
Stai lontano! Scansati da questo!

Bevi piuttosto!
Troppo male non fa e qui il vino costa poco
Piuttosto bevi!
Sei meno lucido tu di me, che neanche ricordo il mio nome

E ogni tanto brinda alla salute del tuo animo
Brinda ai fili d'erba mai calpestati
Sii felice alla faccia del filosofi
Sii vivo alla memoria dei morti

Un sorriso prese le mie labbra
Poi ripresi a camminare
Passava il tempo nel cantare
Senza morire senza ferire
Nello spazio buio e crudo
Di una prigione immaginaria

Non c'è rumore non c'è aria
Troppo distante è il suo sapore
Mentre vive il suo padrone
Tenendo stretta la sua chiave

Ma prima o poi scivolerà
Nella severa serratura
E la ruggine scioglierà
Tornerà il verde nella natura

Senza pudori senza paure
La sua lingua sarà il suo cuore
Pensando a un passato d'apatia
Sorriderà della sua vita

Non riderà del suo futuro
Tanto prossimo a finire
Ma se qualcosa rimarrà
Sarà l'amore delle sue rime

Sul letto della fine
Considerando la sua vita
Vedrà un servo poi un padrone
Vedrà il tempo della passione
IL PROFETA
Braccia e grida, miriadi di tamburi
Non fermarono il suo bisogno di parlare
Come raggio lunare gli anfratti scuri
Tenta umilmente di illuminare

Si fece largo, scansando imprecazioni
Avanzando tra la folla, con passo fiero
Poi tutti gli sguardi e le attenzioni
Si rivolsero curiose allo straniero

"Uomini e donne, popolo d'Atene
Ascoltate, vi prego, il mio avviso sincero
Non guardate il sangue nelle mie vene
Non considerate il viso da straniero

Piuttosto ascoltate il destino della terra
Che sempre fu vostra madre e genitrice
Sappiate, ora, che, finita la guerra
Verrà la pace dei vinti e la barbarie vincitrice

Piedi d'ogni colore, calpesteranno i campi
Nazioni sconosciute li coltiveranno ancora
Il cielo che ci protegge sarà scosso dai lampi
E dopo la tempesta, una nuova aurora"

Così disse, e il silenzio fu eloquente
Solo vergogna nella piazza ammutolita
Ciò che poco prima era folla gaudente
Divenne poi moltitudine impaurita
PREGHIERA
Sotto il portico della luna
Tra le ortiche della strada
Immagino il cantico ubriaco
Di un vagabondo innamorato

Della sua musica sincera
Rimane solo qualche nota
Ricordo soltanto le parole
Della sua ultima preghiera

Pregava Dio o chi per lui
Di non ascoltarlo mai
E di non compatirlo mai

Chiedeva che i suoi sogni
Rimanessero per sempre
Dolci frutti d'immaginazione
ASTRAZIONE
Tra mille giornali mai letti
Vivo il mio momento
Con riservata superbia
Mentre una musica confusa
Accoglie il mio non-pensiero
E nasce l'astrazione

Una stella fragile fugge via
E un cielo invadente si avvicina
Con colore meraviglioso
La logica sconfitta
Si lascia persuadere
Da inarrestabili idee

Non più vittima cosciente
Ma caotico carnefice
Pronto a dimenticare
O a fingere di non ricordare
VISIONE
Alla luce del sole vidi la luna
Ai rifiuti, agli orrendi odori
Preferii la bellezza pura.

Imitando l'adolescente fortuna
Dando nome ai nuovi sapori
Giocai con te senza paura.

A nebulose idee l'agilità dei salti.
Alla realtà dei fatti la goliardia dei fiori.
VENTO
sono felice
sono giocondo
per un secondo
sono scontento
un distratto
pensiero profondo
si allontana
perdendo accento

e tra le sere che si susseguono
rimane un ricordo fermo e convinto
un intreccio spezzato con cura
dal dolce avvento del sentimento

come una foglia color autunno
che per un giorno si crede d'oro
per un sogno si crede dea
e per un attimo sono il vento

sono il vento che corre forte
sopra le rapide delle sorgenti
sono l'aria che muove il mondo
muove sè stessa e muove le genti

se sono il vento non sono la foglia
troppo fragile per questa vita
ogni giorno di fronte al rischio
di esser spazzata dal vento forte

e portata troppo lontano
dalla forza di quel sentimento
che fu il vento e fu la vita
ora è soltanto pensiero profondo

sono felice
sono giocondo
per un secondo
sono scontento
un distratto
pensiero profondo
si allontana
perdendo accento
C’è chi parla di amore
E c’è chi s’intende di guerra
Ma non ha mai ucciso un uomo con le mani
Né lo ha mai amato

Qualcuno è in grado di prevedere la direzione del vento
E altri sanno danzare nell’aria
Ma quanti hanno mai danzato sui propri piedi?
Chi, tra voi, è mai stato polvere nel vento?

Molti hanno ancora la forza di credere
Anche nelle proprie bugie
Alcuni sono addirittura disposti a fallire
Per seguire le vostre fantasie

E al risveglio
La luce del sole sembra fioca
Per chi ha imparato
A viver cieco.

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